domenica 6 gennaio 2008

IL CORAGGIO DI GUARDARE AL FUTURO

Quello che segue è l'editoriale di dicembre di "Arcadia".

Più di una generazione è cresciuta con il mito della democrazia, quale argine unico dei mali della storia. Al bando violenza, emarginazione, povertà, razzismo. Nel segno dell’integrazione. Fermi questi valori, assistiamo con inenarrabile apatia ad un escalation di violenza che mina la tranquillità nazionale. Il problema sicurezza ha invaso le cronache nazionali e ha messo in evidenza un nodo di carratura europea. Il trattato di Schengen (in vigore in Italia dal 1997) garantisce la libera mobilità dei cittadini membri dell’UE, ma non ha previsto le giuste contromisure per circoscrivere il fenomeno dell’emigrazione di massa davanti a determinate esigenze. Ecco perchè serve un modello Italia.

Le prime pagine riportano un’Italia insicura, vittima dei suoi stessi valori, colpita al cuore nella sua capitale. L’omicidio di Tor di Quinto rappresenta un fallimento delle istituzioni che reclama giustizia. Quella giustizia che non fa rima con l’indulto e con una classe politica vecchia e lontana dalla società civile. L’Italia è cristallizzata al secondo dopoguerra, dove si poteva far fronte ai problemi con il dilettantismo della prima ora. Dove si faceva a rimpallino sulle responsabilità, e si andava a dormire sicuri che la guerra fosse lontana; e in definitiva nulla le si avvicinava. Oggi assistiamo a stralci di guerra civile con un’irridente indolenza, asserragliati dietro ad un bipolarismo di facciata più che di contenuti. Mai tradire quella fiducia concessa nel seggio al cospetto di un avversario che potrebbe avanzare, fino ad occupare incarichi di governo. Si continua a parlare di nemici. Di persone da arginare ed isolare in virtù di ideali e percorsi politici.

Siamo fuori da ogni logica meritocratica, al cospetto della quale anteponiamo il mantenimento dello status quo e di una bandiera di partito. I sondaggi parlano di una società che non crede e non ha fiducia nella sua classe dirigente, ma puntualmente siamo pronti a fare un passo indietro davanti alle dichiarazioni del politico di riferimento. Tor di Quinto non plus ultra. Le politiche di integrazione del governo hanno evidenziato inqualificabili manchevolezze. Che si legano a doppia mandata con quelle del Comune di Roma e del ministero della Giustizia. Inversione di rotta, please. Qualcuno ha dovuto addirittura rispondere di un ipotetico popolo italiano xenofobo e razzista. Noi, parte lesa da un nugulo sempre crescente e militante di delinquenti e fuorilegge.

AAA atto di coraggio cercasi. A partire dalle università, dove si formano le menti e nascono uomini. Dove le aule vengono occupate unilateralmente, da un nugulo di militanti e fuorilegge. Un atto di coraggio che urli indignazione e reclami la responsabilità dei colpevoli.

FdA

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