martedì 29 dicembre 2009

Brindiamo al 2009 con il bicchiere mezzo pieno

di Antonio Rapisarda (tratto da FFwebmagazine)


Si dice, tra i pessimisti, che in fondo rimanga sempre mezzo vuoto. Però, agli sgoccioli di questo anno che si conclude, lasciateci brindare con il bicchiere mezzo pieno. Perché, certo, il 2009 è stato un anno di grosse difficoltà per il paese: dalla grande crisi economica, al terremoto in Abruzzo, agli scandali e alle tensioni parossistiche che questi hanno scatenato. È stato l’anno nel quale un premier addirittura è stato ferito durante una manifestazione. E c’è stato pure chi ha esultato al gesto. È stato l’anno dei conflitti istituzionali, delle parole grosse, degli appelli “democratici” in heavy rotation. Da tutto ciò si potrebbe affermare che il 2009 per l’Italia sia stato un annohorribilis: per lo meno per la politica e i suoi protagonisti.

E invece non è proprio tutto da buttare. Perché sempre il 2009 è stato anche l’anno della nascita del partito unico del centrodestra, del congresso del Partito democratico, delle grandi manifestazioni democratiche (alcune un po’ populiste, ma fa parte della casistica). Insomma, la stagione è stata complessa. Il sistema politico per primo è stato messo sotto pressione da fattori a volte estranei ai fatti della politica: a volte con responsabilità proprie a volte con invasioni di “campo”. Però, nonostante questo, oggi il paese ha davanti a se due grandi partiti di massa che rappresentano al loro interno posizioni articolate e plurali. Due partiti che non hanno solo semplificato il quadro politico, ma che al loro interno (con tutte le difficoltà delle grandi opere) hanno iniziato un cammino di sintesi fra le culture che li compongono con l’obiettivo di stabilizzare una transizione che non può essere infinita. E che i tempi non si ripetano sempre uguali lo dimostra il fatto che su alcuni fondamentali i due partiti si ritrovano: come ha ricordato ieri il presidente della Camera Fini in Libano sull’argomento delle missioni militari all’estero. Adesso nessuno chiama i nostri soldati “mercenari”, un passo avanti. Il bello (e forse difficile) adesso sarà far comprendere all’interno di questi stessi partiti che ciò è un segnale di ricchezza. E non materiale appetibile per dietrologia e retroscenismo. Ma, come abbiamo detto, preferiamo guardare il bicchiere mezzo pieno.

Quella di quest’anno è stata una stagione dove la politica è finita ovunque. Pure dove forse era meglio che non ci stesse. Come nel caso delicatissimo di Eluana Englaro che per settimane ha visto il Parlamento trasformato in una bolgia dove i confini del buonsenso sono stati superati un po’ da tutti. La politica è finita poi a giudicare comportamenti etici (degli altri) per poivergognarsi un po’ dei propri. Questo è stato anche l’anno dei “falchi”, delle parole fuori luogo, degli anatemi fuori tempo (siamo o no in una società fieramente postideologica?). È stato l’anno delle campagne di informazione scandalistiche, dei fantomatici “dossier”. Per fortuna però che questo è stato anche l’anno delle “colombe”, dei buoni intendimenti, della volontà di una politica declinata verso la normalizzazione del confronto. E qualcuno, nel mondo dell’informazione, ha cercato di fare lo stesso. Per questo preferiamo vederlo mezzo pieno questo bicchiere.

Questo 2009 è stato un anno davvero complicato. Tutto, a un certo punto, sembrava dover essere messo in discussione un po’ da tutti: le istituzioni, il voto popolare, il governo, la magistratura. Avrà avuto più audience la dichiarazione di un pentito di mafia che il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica (ovviamente speriamo di no!). Alla fine, fuor da ogni di inciucio, lasciateci brindare con il bicchiere mezzo pieno. Perché, proprio alla fine dell’anno, qualcosa si è mosso. E non solo perché dopo l’aggressione al premier Berlusconi il fronte dei volenterosi del dialogo si è allargato anche alla fetta maggioritaria del Pd. Ciò che si spera adesso è che si sia toccato l’apice dello scontro e, resisi tutti conto di quali danni possono essere arrecati, il passo indietro sia in realtà un passo avanti verso una stagione costituente. Non è per essere inguaribili ottimisti - perché di cose da fare ne restano tante: dalle risposte strutturali al periodo post-crisi, alle riforme istituzionali fino a quella del “merito” – ma perché nel paese reale la misura è colma. E la politica, forse, inizia a rendersene conto.

Un ultimo appunto sul Pdl. È vero è stato l’anno della sua fondazione e della nascita del primo partito italiano. È vero anche però che alcuni meccanismi sono ancora lenti, che la dialettica troppo spesso viene liquidata come frondismo e che la democrazia interna debba essere guardata di più come un fattore costruttivo che come un impiccio da condominio. Ma è un fatto che (mentre nell’opposizione ci si interroga ancora su quanto sia “di sinistra” l’uno o l’altro, o su quanto “anti” sia quello o l’altro) la vivacità con la quale la destra italiana si confronta su tutto – dalla laicità alle ragioni della fede nel fatto pubblico, dalla sicurezza all’integrazione per gli immigrati, dalla giustizia alla moralità in politica - avvicini un po’ il paese tutto a quella dimensione europea di Sarkozy, Cameron, Merkel. Quelli di “destra”, per intenderci. Lo ha ricordato, ai politici e ai colleghi, oggi una firma che non le manda a dire come Filippo Facci su Libero spiegando come sia anche grazie al contributo di certe “minoranze” che il centrodestra italiano è innovativo su certe tematiche. Assieme a lui, e con tutti voi, chiudiamo l’anno brindando con il bicchiere mezzo pieno. E speriamo, in fondo, che il calice dell’anno prossimo sia un po’ più generoso.