giovedì 25 febbraio 2010

Ma che strano evoluzionismo



In fondo la scimmia, secondo l' evoluzionismo darwiniano, è il nostro progenitore. Ed è stato scelto come effige sui drappi che sventolavano prima della battaglia tra Kaurava e Pandava, raccontate nel poema epico indiano Mahabharata.

Hai capito 'ste scimmiette...

domenica 14 febbraio 2010

Prove tecniche di Banlieue


“..ecco che va in malora il vostro mondo degli uguali”. Così il Katanga cantava nel suo “J’accuse” di 7 minuti titolato “Come mai”. E non gli si può dare torto, a giudicare da quello che è successo ieri a Milano. Dove un ragazzo egiziano, di soli 19 anni, è stato ucciso, con una coltellata al torace, da un gruppo di sud-americani per futili motivi. In via Padova, a Milano. Nell’arteria più multietnica della città.

Nella sera la reazione feroce dei connazionali del ragazzo ucciso. Attimi di pura follia. Negozi assaltati, macchine capovolte, vetrine distrutte, aggressioni a passanti. Una vera e propria caccia all’uomo nei confronti dei sud-americani. E successivamente, al grido di “italiani di merda vi ammazzeremo tutti”, si sono radunati in un corteo spontaneo in direzione del consolato egiziano.

Dopo la prima,naturale, reazione di sdegno, viene da chiedersi : “e ora che c’entrano gli italiani?”. In effetti, tra due gang rivali, di etnie diverse, di italiano non c’è nulla. Se non il suolo che ha ospitato (e che sicuramente continuerà a farlo) la contesa.
Eppure gli italiani qualche colpa dovranno pure avercela. Sia lo Stato, che la stessa popolazione.

E’ un periodo in cui il termine “integrazione” rientra di diritto nel linguaggio quotidiano di ognuno. In maniera positiva o negativa che sia. Fanno quasi tenerezza e compassione gli immigrati che nelle interviste dicono che gli italiani sono un popolo razzista, che non vuole affatto l’integrazione. Dopo i fatti di Rosarno in particolare. Perché la dimostrazione tecnica di una non volontà reale di integrazione, anche solo da parte di una minoranza (casualmente,quella che,compiendo sistematicamente reato, va a macchiare l'operato degli immigrati onesti) , è sotto gli occhi di tutti. E non solo per queste occasioni.

Prendiamo il caso dell’Esquilino a Roma. Una zona architettonicamente bellissima. Uno dei rioni storici di Roma, si è tramutato in una “Chinatown” da una parte, e in un quartiere “islamico” dall’altro. Senza più posto per gli italiani. Si sono venuti a creare dei veri e propri “ghetti”. Zone in cui i neo-arrivati arrivano, trovano appoggio e un lavoro presso i propri connazionali (il più delle volte trattati come schiavi), senza il bisogno di imparare la lingua italiana. Di fatto, auto-ghettizzandosi, alimentando uno "stato-nello-stato". E creando, di fatto, zone border-line per le stesse leggi nazionali.

Il caso di ieri in Via Padova a Milano ne è l’esempio. Un’etnia contro un’altra. Senza nemmeno l’ipotesi di un coinvolgimento della giustizia Italiana. E’ palese che il progetto di integrazione è fallito miseramente. Proprio a causa della formazione di quartieri-ghetto.

Lo Stato (prescindendo da chi si sia susseguito negli ultimi 30 anni di governo) sicuramente ha una grande fetta di colpa, perché in tanti anni in cui sono cominciati i flussi migratori verso la nostra terra, non è stato in grado di evitare che si venissero a creare delle “zone ghetto”, delle vere e proprie “banlieue”. Idem dicasi per la popolazione italiana, che ha svenduto i propri immobili a gente di etnia diversa, per il miraggio del “soldo facile e immediato”. Mista alla reale non volontà di integrazione di alcune frange di immigrati (le più violente, ovviamente) hanno creato una polveriera che, inevitabilmente, a volte esplode.

E viene da chiedersi anche un’altra cosa. Ma se, nonostante in Lombardia la Lega abbia preso ben il 25% del consenso elettorale - e dunque si presuppone che una forte influenza possano avercela sia nella gente, sia nelle istituzioni locali - com'è possibile che si sia arrivati a questo punto? Perché invocano il pugno di ferro (in questo caso i rastrellamenti casa per casa) per espellere gli irregolari solo dopo che c'è scappato il morto? Non viene il dubbio che il loro sia solo mero populismo elettorale?

Con queste premesse, con questi episodi, siamo veramente sicuri che questo multiculturalismo giovi realmente allo stato e alla popolazione italiana?
E se si fossero sbagliati sin dall'inizio?

sabato 13 febbraio 2010

Foiba-fobia?

"Mentre in tutta Italia si stanno svolgendo celebrazioni solenni per il Giorno del Ricordo, i collettivi universitari di estrema sinistra hanno preferito arrecare l'ennesimo oltraggio alla memoria degli italiani infoibati e degli esuli giuliano-dalmati tentando, al grido 'Fascisti carogne, tornate nelle fogne' e 'Viva le Foibe', di strappare via il fiocco tricolore che Azione Universitaria Roma ha calato stamattina dal tetto del Rettorato dell'Universita' La Sapienza per commemorare il 10 febbraio". Lo dicono, in una nota, il presidente provinciale di Azione Universitaria Roma, Matteo Petrella, l'esecutivo nazionale di Azione Universitaria e vice-presidente di Azione Universitaria Roma, Liano Magro, il presidente di Azione Universitaria Sapienza, Cristian Alicata, e la dirigente provinciale, Alessandra Pontecorvo. "In un giorno in cui solo il silenzio dovrebbe regnare- continuano i responsabili di Azione Universitaria- la sinistra antagonista preferisce compiere un atto deprecabile ed ingiustificabile, che non solo stride con il clima di pacificazione nazionale faticosamente raggiunto intorno alla vicenda delle foibe negli ultimi anni, ma addirittura viola una legge nazionale, tentando di sostituire alla dialettica democratica lo scontro e la violenza politica". "Un gesto che- concludono- assume particolare gravita' ad un solo giorno dalle commemorazioni ufficiali di Paolo Di Nella, colpito brutalmente a soli vent'anni e scomparso dopo sei giorni di agonia".

Eccoli i "custodi della memoria". Ecco quelli che "ricordano tutto"!
Non pensavamo che la memoria si tutelasse con gli strumenti da lavoro di carpentieri e idraulici. Ci siamo sbagliati. Sono riusciti a rendersi ridicoli anche stavolta.

giovedì 11 febbraio 2010

IO RICORDO



NOI SIAMO ANCORA QUI PER RICORDARE. Noi siamo ancora qui per chi vuol dimenticare.

Onore e rispetto per i martiri delle Foibe.

lunedì 8 febbraio 2010

Nel suo nome


E’ arrivato anche quest’anno. Il momento del presente per Paolo Di Nella. Puntuale come ogni anno, da 27 anni a questa parte, a scandire la vita di una comunità. Una dolorosa tradizione che si ripete rinnovandosi di anno in anno, piena zeppa di ragazzi che, quando Paolo ci lasciò, probabilmente non erano nemmeno un’idea. Eppure saranno tutti lì a piazza Gondar, ad onorarne il ricordo. Prima inquadrati in una veglia silenziosa e solenne, poi con il consueto “Presente!” urlato a squarciagola da un quadrato umano, vivo e fiero del proprio ragazzo.

Chi si approccia per le prime volte a questo tipo di rituale, chi passa e non capisce, chi sarà anche infastidito dai disagi della viabilità, si chiederà come mai dei ragazzi che 27 anni fa non erano nemmeno nati, siano lì a ricordarlo.

Semplice. Paolo era quello che siamo noi adesso. E tralasciamo per un attimo le sigle di partito, di movimento, di comunità. Perché tutti e nessuno possono accaparrarsi il diritto di ricordarlo.

Paolo era quello che noi quotidianamente siamo. Paolo aveva intrapreso una via, difficile sicuramente, ma mossa da vera passione, mossa da amore per la sua gente, per il suo quartiere. Quella battaglia per ridare alla cittadinanza del Trieste-Salario il parco di Villa Chigi allora lasciato a sé stesso, in balia del degrado e tana per i tossici della zona, per farne un luogo d’incontro per le persone, di gioco per i bambini, di spazio aperto per gli atleti. Di ridare uno spazio verde alla gente bloccata dal cemento dei palazzi.

E tutto questo non per tornaconto personale. Ma per amore. Per gratuità. Sentimenti che lo spinsero ad uscire in affissione da solo con una sua amica, per sensibilizzare la gente del suo quartiere. E che due ragazzi, spinti dal cieco odio politico, dal disprezzo della vita umana che gli faceva reputare naturale sprangare un altro ragazzo solo perché appartenente ad una sigla politica opposta alla loro, decisero di attaccarlo fisicamente. A morte.

Paolo subì dei colpi al cranio,e una volta rientrato a casa, cadde in coma. Trasportato in ospedale, dopo una settimana circa di agonia, spirò via.

Lo andarono a trovare al suo capezzale anche l’allora presidente della Repubblica, Pertini, e il sindaco di Roma, Vetere. Oltre ad una lettera di condoglianze ai familiari di Paolo scritta da Berlinguer. Nessuno mai si era spinto oltre questo punto durante gli “anni di piombo”.

Paolo era un esempio di militanza sana. Quella militanza che ci spinge a fare politica attiva, la politica per le piccole cose. Per la gente di quartiere, per gli universitari, per gli studenti.

Paolo è uno degli esempi che spingono tanti ragazzi a ricordarlo, anche a 27 anni dalla sua scomparsa.

Per questo la comunità si stringerà nella veglia, per questo la comunità rinnoverà la sua promessa d’impegno politico ed umano con quel “Presente!” urlato a squarciagola. Per amore. Per gratuità.

PRESENTE!!!

venerdì 5 febbraio 2010

Daje Paolo!


La comunità fa quadrato stringendosi attorno a Paolo.
Fatti forza, torna al sorriso. Ti vogliamo bene. Coraggio Paolo!