martedì 20 ottobre 2009

No alla Ru486

Ieri, 19 ottobre, Giovane Italia, Azione Universitaria e Azione Studentesca hanno effettuato presidi in piazze, atenei e nelle scuole capitoline, raccogliendo firme per richiedere il blocco della
commercializzazione della pillola e facendo compilare un questionario per verificare quanti giovani conoscano i gravi danni che questa pillola comporta. Effettuando, di fatto, una grande mobilitazione informativa contro l'ennesimo grave attacco alla tutela del nascituro e della maternità.

Ecco quanto riportato nel volantino distribuito ieri in storici licei romani come il Convitto Nazionale, il Giulio Cesare, l'Azzarita, il Cannizzaro, l'Alberti, nelle università della Sapienza, di Roma Tre e Tor Vergata, nelle piazze da San Giovanni al quartiere Trieste, dalla Balduina a Centocelle:

"NO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA Ru486. SI ALLA VITA

Quest'estate l'agenzia italiana del farmaco ha vagliato l'ipotesi se consentire o meno in Italia l’uso della pillola abortiva Ru486, dopo che nel febbraio del 2008 aveva espresso un parere favorevole, stesso anno nel quale il disastroso Governo Prodi si muoveva in tal senso chiedendo pareri al Consiglio superiore di Sanità sull’impiego del farmaco. Dopo una momentanea interruzione dell'iter voluta dalla Commissione Sanità del Senato, in questi giorni l'A.I.Fa. ha ultimato le procedure per definirne la commercializzazione in via definitiva.
La pillola abortiva, alternativa all’aborto chirurgico, viene da sempre presentata come un metodo ‘indolore’ e ‘veloce’ per ricorrere all’interruzione di gravidanza. In realtà i rischi per una donna sono molteplici e vengono confermati dalle 29 morti causate direttamente dall'utilizzo della Ru486, senza contare i gravissimi risvolti psicologici che la stessa riversa nei confronti della madre.
La Ru486, infatti, può essere utilizzata solamente nelle prime settimane di gravidanza, mettendo alle strette la donna nella sua decisione e aumentando il rischio della sindrome che ha rovinato la vita a numerose donne, la cosiddetta “sindrome depressiva post abortiva”. L’aborto volontario è di fatto un momento critico per una donna: ridurlo a tre semplici pasticche prese con un bicchiere d’acqua non può essere la giusta risposta. La sindrome post abortiva può essere accentuata dopo un aborto farmacologico, proprio perché la scelta viene fatta più in fretta, istintivamente e senza l’adeguato supporto sanitario.
Questa che viene spacciata per un baluardo del progresso e della civiltà, non è altro che l'ennesima scappatoia nei confronti dei “problemi della gravidanza”, rischiando di far diventare la pillola abortiva un nuovo anticoncezionale, atto a deresponsabilizzare l’intera società su un argomento così delicato come l’aborto.
In Italia c’è bisogno di politiche che incentivino la natalità e non di nuove scorciatoie, pericolose per la salute della donna, per interrompere bruscamente la gravidanza.

PER QUESTO CHIEDIAMO
-Il blocco dell’iter per la legalizzazione della pillola abortiva;
-Informazione consapevole all’interno dei consultori e la completa applicazione della legge 194, per tutelare la vita e ridurre gli aborti;
-Politiche a tutela della famiglia, della natalità e della maternità. "

Dal comune di Roma fanno eco i consiglieri del PdL, esprimendo vicinanza e sostegno alla causa portata avanti dalla Giovane Italia, annunciando che avrà eco anche nell'aula Giulio Cesare, al Campidoglio.