venerdì 6 giugno 2008

IL DIVO


La domanda è abbastanza semplice e si nasconde dietro i mille e più complimenti che "Il Divo" ha ricevuto in questi giorni in tv, sui giornali, in radio e sul web.
Ma il cinema italiano è rinato davvero?
Il film lascia pochi dubbi sulla qualità della pellicola. Fatta bene davvero, curata nei minimi dettagli, con un'astuta ricerca dell'infografica e un montaggio spesso sorprendente. E come non spendere alcune parole sugli attori. Toni Servillo avrà creato seri problemi di identità al "Papa Nero", Carlo Buccirosso incarna al meglio la napoletanità (fatta di ironia, lassismo, magheggi e creatività) di Cirino Pomicino, Flavio Bucci riesuma l'arrivismo e l'amicizia incondizionata al Giulio Immortale, il potere.
Aldilà della premessa, "Il Divo" rimane un film destinato a dividere. Nel senso che si cuce addosso una tesi e la porta avanti con fermezza. Pochi dubbi, nemmeno le briciole alla magistratura, una sola certezza. Questa certezza pervade due ore vissute intensamente, attraverso accadimenti che hanno segnato la storia dell'Italia, scritti sui libri di storia, custoditi intorno ad una diplomazia terminologica che a seconda delle chiavi di lettura assegnate sfocia nel Fato (rispetto al quale il Giulio cinematografico denuncia più e più volte di non credere), nel disegno divino (rispetto al quale si intravede un rapporto "contemporaneo", a cavallo fra paganesimo e secolarizzazione), o nella lucida strategia di un uomo assetato di potere.
La spina dorsale della pellicola si scorge in un passaggio di poco più di due minuti. Un monologo in cui si intravede un Andreotti in vestaglia, tra quelle mura domestiche che in cinquant'anni di politica italiana avranno conosciuto molti nomi, mille vicende, tanta ricchezza. E' un atto di coraggio, un'ammissione di colpevolezza rivolta a Lidia, moglie fedele nella buona e nella cattiva sorte. Questo passaggio, semplicemente perfetto nell'interpretazione, parla della verità e del suo significato rispetto alla storia del 7 volte Presidente del Consiglio. Una verità che, a dispetto dei secoli, mantiene un rapporto di immortale incompatibilità con il potere. L'analisi è lucida, ma l'accostamento con i fatti, in alcune situazioni, è strumentale rispetto alla ricostruzione della realtà.
Un film che vede rinascere il cinema italiano intorno ad un tema verso cui il popolo manifesta forte sensibilità. Imperdibile, anche se relega alcuni aspetti del Divo in soffitta. Di certo andrà a far parte del patrimonio culturale che la seconda repubblica consegnerà ai posteri.

Nessun commento: