sabato 20 giugno 2009

Perché Voto SI al Referendum

Domenica e lunedì milioni di italiani sono chiamati alle urne per esprimere il loro consenso riguardo il referendum sulla legge elettorale. 
In primis andrebbe detto che un popolo che abbia un minimo di senso civico dovrebbe presentarsi ai seggi anche per esprimere un eventuale dissenso nei confronti di un quesito referendario. Ci si lamenta spesso e troppo a volte della mancanza di democrazia partecipata, della totale assenza di condivisione da parte della società civile delle scelte politiche che segnano il nostro Paese  e le future generazioni. In questi giorni abbiamo la possibilità di avvicinarci alle Istituzioni e di far sentire loro la nostra voce; gli Italiani sono presenti, vivi, attenti a ciò che realmente interessa al Paese e non ai gossip e pettegolezzi che solo un Paese puritano può prendere come riferimento nei giudizi di un'amministrazione politica.
Quindi l'esortazione ad andare a votare, a prescindere dalle intenzioni, è un esortazione alla partecipazione civica e politica; un grido di libertà morale che ognuno di noi dovrebbe sentire proprio.

Entrando invece nel merito dei quesiti referendari occorre, a parer mio, constatare un dato: nel 1993 gli italiani si sono espressi, con largo consenso, in modo favorevole nei confronti di un sistema elettorale maggioritario che semplifichi il quadro politico e renda il nostro Paese governabile. La vittoria di quel referendum fu un chiaro segnale di come il popolo avesse l'intenzione di avvicinarsi a democrazie compiute come quella Anglosassone e Americana rispetto a quelle ancora troppo partitiche come in Spagna e in Germania. 
Nella XIV legislatura è stata varata una legge che ha solo in parte recepito quella volontà popolare scaturita dalla vittoria referendaria. 
E' stato elaborato un sistema proporzionale - maggioritario con il sistema delle coalizioni; legge elettorale che introduce per la prima volta la designazione del Capo coalizione come designato Presidente del Consiglio ( attuando una fictio juris nei confronti delle prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica ), ha creato degli sbarramenti alti sia alla Camera che al Senato per le liste che non si presentino in una coalizione e, dato più importante e tipicamente maggioritario, ha inserito il premio di maggioranza per la coalizione che riceva la maggioranza relativa dei voti. Premio di maggioranza che viene distribuito a livello nazionale alla Camera e a livello regionale al Senato; questo a causa di un interpretazione letterale della Costituzione ( fortemente voluta dal Presidente Ciampi ) che prevede l'elezione dei rappresentanti del Senato su base regionale. 
Il premio di maggioranza rende il Paese più governabile, più coeso e sicuro nelle sue Istituzioni. Vi è stata una profonda semplificazione partitica grazie a questa legge; con questo referendum si potrà fare ancora meglio. E vi spiego il perché?

Perché dovremmo aspettare che il Parlamento modifichi questa legge se possiamo essere NOI lo stimolo per fare ciò? Perché dovremmo sottostare a ricatti politici, sia in maggioranza che in opposizione, di partiti che sono restii all'instaurarsi di un bipartitismo compiuto? Perché non essere NOI il motore di una scelta politica che questo Parlamento, per consuetudine costituzionale, non può non tenere conto?

I primi due quesiti referendari riguardano il premio di maggioranza alla Camera e al Senato; ovvero si chiede al cittadino se vuole che questo premio sia spostato dalla coalizione al partito che riceva la maggioranza relativa dei voti.
Se dovesse passare il SI ci ritroveremmo in uno scenario politico nel quale il PDL e il PD potrebbero finalmente liberarsi di ogni compromesso politico con i propri alleati e pensare a delle strategie di governo a lungo termine. Ovviamente il gioco non è così semplice; ma un eventuale crisi di governo non farebbe che favorire questo processo. Il Parlamento si troverebbe di fronte una scelta netta, popolare, diretta verso il bipartitismo puro e non potrà far finta che il referendum non ci sia stato. 

Il terzo quesito è quello meno problematico perché riguarda il buon senso; ovvero con il SI non sarà più possibile candidarsi, come fanno molti politici, in più collegi ma bisognerà sceglierne uno all'inizio delle elezioni.

Vedete, la portata di questo referendum non è stata capita da molti. L'importanza di dare un segnale evidente di svolta bipartitica e maggioritaria sarebbe una rivoluzione in termini per la classe politica di questo paese. Il risultato referendario non può essere disatteso da questa legislatura ma solamente migliorato; quindi se dovessero vincere i SI non si potrà tornare indietro ma semplicemente andare avanti; ovvero costruire un Paese moderno, efficiente, e che abbia delle Istituzioni veramente vicine al Popolo che ne detiene la Sovranità.

giovedì 18 giugno 2009

Azione Universitaria (Pdl): Il successo del Centrodestra al CdA di Laziodisu

Azione Universitaria (Pdl): Il successo del Centrodestra al CdA di Laziodisu conferma fallimento gestione di Marazzo e dell’Assessore Costa rispetto al settore universitario

"Il plebiscito che ha segnato l'elezione di Marco Cossu in seno al Laziodisu, nelle fila di Azione Universitaria, esprime al meglio la necessità di rinnovare, cambiare, voltare pagina. Il nostro compito"aggiunge il Dirigente Nazionale di Azione Universitaria Ernesto Di Giovanni,"sarà quello di ridare credibilità a un'organo che ha il compito di segnare il futuro di centinaia di migliaia di giovani. Ecco perchè"conclude Di Giovanni, "si dovrà uscire al più presto da questa situazione di enpasse voluta dal centrosinistra. Ecco perchè la lotta ai baroni e una redistribuzione più oculata delle risorse entreranno finalmente a via Cristoforo Colombo".


“Sono stati finalmente eletti i 4 rappresentanti degli studenti del Consiglio di Amministrazione di Laziodisu, l’importante ente pubblico regionale per il diritto agli studi universitari nel Lazio che è stato commissariato dalla Regione nel lontano agosto 2005. L’elezione ha visto Azione Universitaria aggiudicarsi il primo seggio, una chiara conferma dei buoni risultati che il nostro movimento ha ottenuto alle elezioni nazionali per il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e alle elezioni locali di Tor Vergata, Roma Tre e Sapienza, divenendo prima compagine studentesca a Roma e nel Lazio, grazie ad una politica forte e ad una stretta vicinanza con i giovani. La sinistra unita si è classificata solo al secondo posto appena davanti ai cattolici di Comunione e liberazione e ad un’altra lista di Centrodestra. Il 3 a 1 per l’opposizione regionale conferma il giudizio negativo degli studenti sul commissariamento dell’ente per il Diritto allo Studio universitario, su Marazzo e sull’opera della Costa, che è andata in Europa dopo quattro anni di gestione inefficiente”. Così Andrea Volpi, capogruppo del Centro Destra Universitario al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, dopo lo scrutinio tenutosi ieri sera presso la sede 
della giunta regionale del Lazio in seguito alle elezioni indette dall’Assessore Costa ".


“Azione Universitaria è stato il principale movimento studentesco a contestare in maniera costante e veemente la mala gestione dell’Assessore al Diritto allo Studio Costa e il Presidente Marazzo che hanno pensato più al collocamento e che, incoscientemente, hanno completamente abbandonato la politica delle borse di studio e dei trasporti, lasciando il campo ad occupazioni abusive degli alloggi pubblici. Auspichiamo al più presto “ sostengono congiuntamente Volpi e Di Giovanni “ che il Governo ed il Ministro Gelmini intervengano per mettere fine al sistema degli Enti Regionali che rappresentano dei carrozzoni che assorbono il 90% dei fondi allocati dallo Stato alle Regioni per il Diritto allo Studio universitario ”.