mercoledì 17 settembre 2008

Ecco la lettera di Giorgia Meloni...

Carissimi,
credo che a nessuno di voi sia sfuggito il tentativo di strumentalizzazione messo in atto sulla antica diatriba fascismo-antifascismo ai danni di Azione giovani, anche per qualche nostra ingenuità.


Ero convinta che il comportamento di migliaia di ragazzi nell’incontro con il presidente Fini ad Atreju avesse rivelato alla politica e al mondo dell’informazione qualcosa di più del nostro modo di essere e di pensare. Così non è stato. Così non si è voluto che fosse. Ritengo dunque opportuno intervenire, anche per non essere ingiustamente attaccati in nome di cose né dette né pensate.

Non cadete nel tranello. Siamo stati e restiamo gente che crede nella libertà, nella democrazia, nell’uguaglianza e nella giustizia. Siamo quelli che ogni giorno consumano i migliori anni della propria gioventù per difendere questi valori, al punto che se oggi qualcuno si mettesse in testa di reprimerli – come avviene in Cina, a Cuba o in altre parti del mondo – noi li difenderemmo con la vita. Sono i valori sui quali si fonda la nostra Costituzione e che sono propri anche di chi ha combattuto il fascismo.

Certo, c'è stato anche un antifascismo "militante" in nome del quale sono stati uccisi presunti fascisti e anche antifascisti, sono stati infoibati vecchi, donne e bambini, sono stati eliminati ragazzi di sedici anni che avevano come unica colpa quella di far parte della nostra organizzazione. Certo, ancora oggi, in nome dell’antifascismo "militante" ad alcuni di noi viene impedito di andare a scuola, all’università, al cinema. Si tratta della mia obiezione ed è la stessa di Gianfranco Fini che, ad Atreju, ha operato questa distinzione, parlando di un antifascismo democratico e uno non democratico, ovvero di una parte di questo fenomeno nei cui valori ci riconosciamo e di un'altra parte le cui gesta sono distanti anni luce dai principi nei quali crediamo (e nei quali dovrebbe credere anche l'altro antifascismo). Noi rifiutiamo ogni forma di violenza, oppressione e intolleranza. 

Gianfranco Fini ha operato questa distinzione senza soffermarcisi perché voleva che il suo giudizio sul fascismo fosse chiaro, netto, definitivo. Sapeva che molti di noi sarebbero stati feriti da questo atteggiamento, ma non ha voluto blandirci come fossimo ragazzini inconsapevoli. Sapeva di avere davanti gente piena di dignità, giovane e matura nello stesso tempo. Ed è quello che siamo. 

E allora guai a offrire pretesti a una sinistra terrorizzata dall'impossibilità di utilizzare ancora contro di noi quella carta jolly rappresentata dall'accusa di fascismo. Guai a farci mettere ancora sotto accusa da chi, per storia, ha decisamente poche lezioni da offrire. Così da poter essere finalmente noi a chiedere conto del perché, ancora oggi, non una parola di solidarietà venga spesa dai sedicenti democratici quando i ragazzi di Ag vengono aggrediti o le loro sedi date alle fiamme. 

E adesso, per favore, basta. Basta con questa storia del fascismo e dell’antifascismo. Mi rivolgo a tutti, dentro e fuori da Azione giovani, dentro e fuori da An, dal Pdl, da Montecitorio, dalla politica italiana intera. Pietà! Siamo nati a ridosso degli anni ’80 e ’90, siamo tutti protesi anima, cuore e testa nel nuovo millennio. Dobbiamo respingere insieme questo tentativo di rinchiudere quella meravigliosa gioventù che svolgeva poche ore fa la più grande manifestazione giovanile d’Italia in uno spazio angusto di quasi cento anni or sono. Ragazzi, stiamo vincendo e questo non va giù a una sinistra sempre più priva di risposte concrete e suggestioni efficaci. Che ha completamente perso il contatto con la nostra generazione e ora cerca di costringerci all’interno di una galera civile per evitare che il nostro amore possa continuare a contagiare altri giovani italiani.
 
Non ne posso più di parlare di fascismo e antifascismo, e non intendo farlo ancora. Voglio fare altro, occuparmi di questo presente e di questo futuro. Come ognuno di voi, voglio fare politica nell’Italia di oggi, per dare una speranza all’Italia di domani. Tutto il resto è noia.

 Giorgia Meloni
pres. naz. Azione Giovani
I VALORI NON SI BARATTANO

La polemica sull'antifascismo ha preso una piega completamente sbagliata e soprattutto irresponsabile. Per qualche giorno abbiamo ritenuto oppoprtuno partecipare al dibattito sui valori con un silenzio abbastanza singolare. Un silenzio che era diretto a rivendicare l'esistenza di molte contraddizioni in cui eravamo stati costretti ad incappare a causa delle dichiarazioni di Fini alla festa nazionale di Azione Giovani. Contraddizioni che sono state messe giustamente in evidenza dalla lettera di Federico Iadicicco, di cui si dibatte oggi sui giornali. Nelle parole di Federico abbiamo semplicemente risentito i contenuti principali dell'assemblea plenaria di Azione Giovani che si è svolta domenica scorsa alla presenza di tutti i principali dirigenti del movimento e del presidente nazionale, nel corso della quale si era espressa una critica, condivisa all'unanimità, nei confronti dei concetti espressi da Fini.
Lo strano evolversi degli eventi mi ha dato modo di riflettere e di fare alcune considerazioni.

Fini ha dato il via a quello che, nella sua mente, doveva essere l'ennesimo esame a cui sottoporre la destra, esame che, nei termini in cui è stato impostato, si è rivelato troppo avveniristico. Nelle sue parole ha descritto idealmente una destra che non esiste e lo ha fatto per ottenere la legittimazione da parte degli osservatori e dei critici. La domanda che mi sono posto è stata la seguente: dopo aver ottenuto la legittimazione popolare con la vittoria alle elezioni nazionali, dopo essere riusciti a fare eleggere anche il sindaco a Roma nella persona di Alemanno, che dalla gente è visto come uno degli esponenti della corrente più a destra di AN, dopo avere ottenuto addirittura un ministro della Repubblica che è espressione diretta del movimento giovanile, di quale altra legittimazione abbiamo bisogno? La gente che ci ha votato è quella che ci vede da anni impegnati nelle nostre battaglie con tutta la nostra forza ideale, il nostro bagaglio valoriale, i nostri riferimenti culturali e storici ed i nostri simboli. Dunque se la gente ci ha già accettato da tempo per come siamo, perchè dobbiamo sforzarci di apparire come NON siamo?

E' evidente che nella definizione di antifascista non si riconosce una gran parte non solo del movimento giovanile, ma anche del partito di cui facciamo parte. Questa affermazione chiaramente NON implica che tali persone si riconoscano nella definizione opposta, quella di fascista, ma significa semplicemente che il termine antifascista, per l'uso strumentale che ne è stato fatto negli anni, non può rappresentare la destra democratica di oggi.
Questo evidente imbarazzo in cui la destra è stata introiettata è dimostrato dal mercatino dei valori che si è aperto in questo momento, che dimostra quanta speculazione venga fatta ancora oggi dietro i termini.
I valori non si possono comprare, non può e non deve bastare una dichiarazione o un post scriptum a definire un'identità, ma vanno assimilati e sentiti dentro la propria coscienza. Finchè non esiste la condivisione dei valori e non si è disposti a difenderli e a battersi per affermarli e diffonderli vuol dire che non vi sono le condizioni per constatarne l'esistenza.
L'esempio che le forze politiche ci stanno dando con il loro comportamento non è di certo encomiabile. Definirsi antifascisti nella misura in cui i miei avversari si definiscono anticomunisti e viceversa lo trovo sinceramente ridicolo.
L'evolversi degli eventi ha fatto emergere la pura verità: gli esaminatori sono ancora troppo immaturi e impreparati per dare lezioni di valori democratici e gli esaminandi...beh a volte eccedono un po' troppo nello zelo.

domenica 7 settembre 2008

da IL TEMPO: Addio fiaccola, An copia Cl Atreju sarà il nuovo Meeting

A guardare il manifesto che ha già tappezzato Roma, sembra che sta per cominciare l'ultima festa dei giovani di An. In realtà non è così. O non è proprio così. Atreju, la kermesse che ogni anno riapre il dibattito politico nella Capitale, cambia.

Cambia pelle. Ma solo quella. Azione giovani, l'organizzazione giovanine del partito di Fini, che la organizza ogni anno, ne dà un taglio nuovo. Diverso. 
Dunque, la prima novità è che scompare il tradizionale logo della fiaccola. Non c'è sui manifesti e non c'è neanche sul sito della manifestazione, www.atreju.tv. Soprattutto Berlusconi non voleva una manifestazione di partito. Anzi, non voleva una manifestazione di una singola formazione interna a un partito che sta per confluire nel Pdl. Ha chiesto, ha imposto che fosse una cinque giorni di dibattiti aperta anche alle altre organizzazioni junior degli altri partiti del centrodestra. E che questi non arivassero al parco del Celio solo come ospiti ma fossero coivolti nell'organizzazione stessa di Atreju. Tanto che proprio sul sito della kermesse si legge quasi a giustificare tutto: «Il decennale di Atreju cade in un momento assai particolare di straordinarie evoluzioni in ogni ambito. Per la prima volta, la festa di Azione Giovani si apre alle altre esperienze politiche destinate a confluire nel Popolo della Libertà. Non solo. All'interno del villaggio avranno diritto di cittadinanza nuove associazioni culturali, sociali e sportive. Insomma, come sempre, Atreju sarà una festa di parte piuttosto che di partito». Di un partito che sta per finire nel popolo delle Libertà.
Niente fiaccola cambia anche il senso della festa. Il nuovo format è quello del Meeting di Rimini che ogni anno si svolge a Rimini. Organizzato da Comunione e Liberazione, il meeting impone i temi al dibattito politico. Costringe, di fatto, esponenti di destra e di sinistra a discutere e confrontarsi dei temi cari al mondo cattolico. Così anche Atreju diventa una festa ecumenica. Già dal primo giorno, mercoledì prossimo, visto che verrà consegnato un premio a Clemente Russo, il pugile peso massimo argento a Pechino, che aveva duellato proprio con Giorgia Meloni, presidente di Ag, alla vigilia delle Olimpiadi: materia del contendere, il boicottaggio della cerimonia inaugurale in solidarietà per il Tibet. Il giovedì sarà la giornata di Silvio Berlusconi, prima però un convegno del pomeriggio metterà a confronto i sindaco di Roma, Alemanno, di Verona, Tosi, e Bologna, Cofferati.
E il nuovo format è proprio questo: a confronto sempre idee diverse ma non opposte. Venerdì si parla di ambiente con Fabio Rampelli (Pdl), Angelo Bonelli (Verdi), il fondatore di Marevivo Folco Quilici , il presidente di Italia Nostra Carlo Ripa di Meana e il giornalista Mario Tozzi, mentre in serata si parlerà di interesse nazionale con Ignazio La Russa, Piero Fassino, Carlo Jean, Lucia Annunziata.
Sabato un inedito. Gianfranco Fini sarà intervistato dai giovani non solo di destra. Ma anche il leghista Paolo Grimondi e il forzista Francesco Pasquali, con l'uddiccino Pirrsante Morandini. La novità è che a porre domande al presidnete della Camera ci saranno anche Pina Picerno, ministro ombra delle Politiche Giovanili, e Fausto Raciti, leader della sinistra giovanile. E la serata sarà chiusa da Edoardo Bennato, un tempo noto per le sue simpatie di sinistra. Domenica si conclude.
E si apre un nuovo ciclo nel quale anche i giovcani di destra dovranno ripensare il loro futuro. Si battono per la riscoperta delle identità e ammainano la fiaccola che era il simbolo di quel mondo da quando divenne nel 1963 il simbolo della Giovine Italia. Si cambia, dunque. Si cambia pelle ma non il cuore. 

venerdì 5 settembre 2008

BENTORNATI!!!

Ci siamo regazzi, pronti a ripartire?