mercoledì 17 settembre 2008

I VALORI NON SI BARATTANO

La polemica sull'antifascismo ha preso una piega completamente sbagliata e soprattutto irresponsabile. Per qualche giorno abbiamo ritenuto oppoprtuno partecipare al dibattito sui valori con un silenzio abbastanza singolare. Un silenzio che era diretto a rivendicare l'esistenza di molte contraddizioni in cui eravamo stati costretti ad incappare a causa delle dichiarazioni di Fini alla festa nazionale di Azione Giovani. Contraddizioni che sono state messe giustamente in evidenza dalla lettera di Federico Iadicicco, di cui si dibatte oggi sui giornali. Nelle parole di Federico abbiamo semplicemente risentito i contenuti principali dell'assemblea plenaria di Azione Giovani che si è svolta domenica scorsa alla presenza di tutti i principali dirigenti del movimento e del presidente nazionale, nel corso della quale si era espressa una critica, condivisa all'unanimità, nei confronti dei concetti espressi da Fini.
Lo strano evolversi degli eventi mi ha dato modo di riflettere e di fare alcune considerazioni.

Fini ha dato il via a quello che, nella sua mente, doveva essere l'ennesimo esame a cui sottoporre la destra, esame che, nei termini in cui è stato impostato, si è rivelato troppo avveniristico. Nelle sue parole ha descritto idealmente una destra che non esiste e lo ha fatto per ottenere la legittimazione da parte degli osservatori e dei critici. La domanda che mi sono posto è stata la seguente: dopo aver ottenuto la legittimazione popolare con la vittoria alle elezioni nazionali, dopo essere riusciti a fare eleggere anche il sindaco a Roma nella persona di Alemanno, che dalla gente è visto come uno degli esponenti della corrente più a destra di AN, dopo avere ottenuto addirittura un ministro della Repubblica che è espressione diretta del movimento giovanile, di quale altra legittimazione abbiamo bisogno? La gente che ci ha votato è quella che ci vede da anni impegnati nelle nostre battaglie con tutta la nostra forza ideale, il nostro bagaglio valoriale, i nostri riferimenti culturali e storici ed i nostri simboli. Dunque se la gente ci ha già accettato da tempo per come siamo, perchè dobbiamo sforzarci di apparire come NON siamo?

E' evidente che nella definizione di antifascista non si riconosce una gran parte non solo del movimento giovanile, ma anche del partito di cui facciamo parte. Questa affermazione chiaramente NON implica che tali persone si riconoscano nella definizione opposta, quella di fascista, ma significa semplicemente che il termine antifascista, per l'uso strumentale che ne è stato fatto negli anni, non può rappresentare la destra democratica di oggi.
Questo evidente imbarazzo in cui la destra è stata introiettata è dimostrato dal mercatino dei valori che si è aperto in questo momento, che dimostra quanta speculazione venga fatta ancora oggi dietro i termini.
I valori non si possono comprare, non può e non deve bastare una dichiarazione o un post scriptum a definire un'identità, ma vanno assimilati e sentiti dentro la propria coscienza. Finchè non esiste la condivisione dei valori e non si è disposti a difenderli e a battersi per affermarli e diffonderli vuol dire che non vi sono le condizioni per constatarne l'esistenza.
L'esempio che le forze politiche ci stanno dando con il loro comportamento non è di certo encomiabile. Definirsi antifascisti nella misura in cui i miei avversari si definiscono anticomunisti e viceversa lo trovo sinceramente ridicolo.
L'evolversi degli eventi ha fatto emergere la pura verità: gli esaminatori sono ancora troppo immaturi e impreparati per dare lezioni di valori democratici e gli esaminandi...beh a volte eccedono un po' troppo nello zelo.

1 commento:

M@rco C. ha detto...

io penso che la lettera di Iadicicco, sebbene abbia colto in pieno i sentimenti dei militanti di AG, soffra un pò del "commento a caldo". Ho avuto modo di riflettere in questi giorni circa le parole del Presidente della Camera, e ho tentato (forse spinto da un sentimento giustificatore) di interpretare il tutto con una valenza positiva. Voglio dire, che se cercassimo nel liguaggio dell'alta politica italiana parole quali "antifascismo" ci accorgeremo che forse è un argomento non più utilizzato con la frequenza dei tempi andati, e gli unici che ne hanno continuato l'uso e l'abuso sono quelli che sono fuori dai giochi istituzionali. Chi però ha perpetuato il termine "antifascismo" lo ha fatto con una valenza battagliera, imbastendola con l'odio. Con queste forze gli scontri non sono avvenuti nell'olimpo della politica, ma alla base, per le strade e nelle università. Ne siamo venuti a contatto noi,noi come militanti e come soggetti di pressioni più o meno violente. Il Presidente, vive in circoli differenti dai nostri e comunica non con l'interno, ma con l'esterno. Io penso che l'epitaffio finiano non sia stato diretto tanto a noi, quanto a tutto ciò che sta fuori. Dire che siamo antifascisti, che la destra è antifascista la vorrei vedere come una constatazione, come dire, VOLGARE, perchè rivolta a uno spettro più ampio che è lontano dalla sottigliezza con la quale siamo soliti parlare noi. Che ci siamo opposti a dittature e ad abusi di potere come movimento giovanile mi sembra più che logico. A livello di contenuti siamo volgarmente "antifascisti". Il dire che i giovani di Salò stavano dalla parte sbagliata, lo potrei interpretare con un mesto "non vinsero loro" e ciò che seguì l'esperienza fascista fu impregnata dal concetto di democrazia. Stavano dalla parte sbagliata in buona fede, perchè difendevano la loro patria, il loro sistema di valori, l'idea e l'onore, ma persero e ciò che venne dopo non fu lo stesso per il quale combattevano. Onore alle loro anime.
Ciò che mi infastidisce è la volontà di ribadire ogni volta le distanze dal fascismo. E' ormai stato consumato dal tempo e come tale dev'essere restituito alla sua madre Storia. Maggiormente verrà utilizzato come messaggio politico e minori saranno le probalità che possa essere visto in chiave obiettiva. Sebbene da una parte qualcuno tenterà di fare memoria delle esperienze positive, dall'altra ci sarà sempre chi tenterà di insabbiarle e denigrarle. Solo l'autorevolezza degli storici potrà rendergli un giusto tributo e riscuotere le dovute ammende.