giovedì 28 febbraio 2008

In ricordo di Mikis Mantakas


Questo blog oggi è nero perchè ricorda la scomparsa di Mikis Mantakas. Caduto sotto il fuoco comunista, il 28 febbraio 1975. La fiaccola che portava tra le sue mani continua a bruciare nei cuori di coloro che vedono nel sacrificio un monito ed un invito ad andare avanti.

Quella che segue è una lettera aperta di Umberto Croppi al direttore del Riformista, datata 18 febbraio 2005.

Sono quello che stava con Mantakas quando uccidere i fascisti non era reato Altro che opposti estremismi: dopo il ’72 era stato deciso di far fuori il Msi dalla vita politica
Caro direttore, il mio nome è spesso associato (nella rete, sui testi) a quello di Mikis Mantakas, lo studente greco ucciso durante il processo per il rogo di Primavalle. Quella mattina lo portai io all'appuntamento con il suo assassino e io stesso, poche ore prima, fui oggetto di alcuni colpi andati a vuoto, nei pressi del tribunale di Roma. Ero a quei tempi dirigente del Fuan e del Fronte della gioventù, divenni in quell'anno membro del consiglio di facoltà di giurisprudenza e consigliere comunale. Ho poi seguito un cursus honorum che mi ha portato fino ai vertici del Msi, da cui sono uscito nel '91 seguendo altri percorsi politici. Ho abbandonato ogni impegno diretto in politica una decina di anni fa. All'epoca ho vissuto nell'epicentro dell'uragano che scosse l'Italia.
I Mattei li ospitammo, dopo la tragedia, nel paese in cui abitavo, dove rimasero per anni, quasi clandestini, perseguitati dal terrore. Ho frequentato molti dei protagonisti e delle vittime di quegli anni violenti, ho fatto il glob-trotter per l'Italia, ho sentito sul collo il fiato della persecuzione dell'isolamento, sono stato pestato a sangue il giorno delle prime elezioni universitarie solo perché, matricola, ero andato a votare.

Sono stato tra i primi a cercare il dialogo con i nostri supposti avversari, già alla fine degli anni '70, promotore con altri di iniziative (come gli ormai famosi Campi Hobbit) che servirono a svelenire il clima, dei primi tentativi di dialogo (il dibattito Tarchi-Cacciari) che sollevarono ondate di polemica, perché ancora nell'82 con “i fascisti” non si doveva nemmeno parlare. Insieme a Beppe Niccolai e Giano Accame sottoscrissi il primo comunicato di solidarietà per Adriano Sofri, all'indomani della sua incriminazione. Mi sono sempre adoperato (per quel che mi è concesso) per la chiusura definitiva di quella stagione e per la soluzione politica di un fenomeno che fu vasto, se non, addirittura generalizzato.
Oggi sono amico di molti di quelli che trenta anni fa mi volevano morto. Se ne parla liberamente, non si fa la conta a chi era più buono o più cattivo, chi c'era e ha l'onestà di ricordare senza mediazioni propagandistiche sa bene cosa è successo.

Eppure non riesco a ritrovarmi nella rappresentazione che sta emergendo dal dibattito scaturito a partire dalle novità legate alla strage di Primavalle, che tende costantemente a riprodurre lo schema allora imposto: gli opposti estremismi.
Sembra infatti, dalle dichiarazioni e le analisi di questi giorni, che ci fossero due bande di facinorosi che si facevano la guerra, con magari qualche complicità di ambienti politici e intellettuali ad essi contigui, e un'Italia moderata che stava a guardare sbigottita. Non andò così. Tutto iniziò quando, a cavallo delle elezioni del '72, la Dc cominciò a temere una possibile concorrenza a destra da parte del Msi. Fu dal maggior partito di governo che partì l'anatema: con la formula dell'“arco costituzionale” (De Mita) si intese escludere, dopo quasi trent'anni di pacifica convivenza, un partito dalla vita politica e la comunità umana che ad esso faceva riferimento dalla vita civile. Seguirono, a stretto giro, le direttive tipo «coi fascisti non si parla» (Berlinguer) che furono raccolte e applicate da tutti (tutti!) a tutti i livelli, dalle assemblee scolastiche ai consessi elettorali ai dibattiti televisivi. Poi la campagna di raccolta firme per lo scioglimento dell'Msi, fatta dal Pci non dai gruppi extraparlamentari.

Il passo successivo fu semplice, «uccidere i fascisti non è reato», «il sangue fascista fa bene alla vista», «se vedi un punto nero spara a vista …» eccetera eccetera. E mentre gli apparati politico-mediatico-giudiziari provvedevano al sostegno delle difese e delle posizioni innocentiste, sui muri fiorivano i «10-100-1000 Primavalle», «i covi dei fascisti si chiudono col fuoco».
Non voglio nemmeno più ripetere quello che infinite volte ci siamo detti: la violenza c'era, c'è stato anche a destra chi ne ha coltivato il culto, ci sono stati episodi di ferocia e di criminalità. Ma questo non basta a dar conto del fenomeno che storicamente si è determinato tra il '73 e il '77 (quello che è successo dopo ne è un derivato). L'intera società politica italiana aveva decretato l'espulsione di una sola parte dal suo contesto. Gli omicidi erano solo un corollario legittimo di quel decreto. La presunzione di incolpevolezza, lo stupore di chi si vedeva processato per aver commesso un atto “di giustizia” erano paradossalmente sinceri.

Mantakas fu giustiziato con un colpo di revolver alla testa, non durante uno “scontro”, ma perché ai missini non doveva nemmeno essere concesso di assistere al processo agli autori del rogo di Primavalle.
Non si trattava di conflitti, Mazzola e Giralucci furono le prime vittime delle Br, uccisi a sangue freddo nella federazione del Msi di Padova, Ramelli e Pedenovi a Milano furono uccisi in agguati sotto casa, Zicchieri fuori una sezione del Msi al Prenestino. E qui interrompo il lungo necrologio.
A me non è venuto mai nemmeno in mente, nemmeno per vendetta, di uccidere un mio avversario, ma arrivo a capire cosa può essere successo nella testa di un mio coetaneo che voleva uccidere me. Era il contesto che lo legittimava. Lo motivava, in un certo senso lo armava. Sono i miei amici di ora che mi confermano di aver provveduto alla compilazione degli schedari in cui finivano le informazioni sui miei spostamenti, le mie foto “segnaletiche”, a nessuno di noi è mai venuto in mente di schedare, di seguire un nostro avversario. Ma posso capire le emozioni derivate che spingevano un ventenne a considerarsi parte di un esercito che si sentiva alla vigilia della propria rivoluzione di ottobre.

A creare l'acqua in cui quei rivoluzionari credevano di muoversi come pesci (in realtà era un acquario ben sorvegliato da chi li - ci - lasciava fare per utilizzarci tutti al momento giusto) non erano tanto i capetti invasati. Nemmeno gli intellettuali blasonati che li accoglievano nei loro salotti. Erano i moderati che non si limitavano a tollerarne le gesta ma li incoraggiavano, gli fornivano l'alibi morale ancor prima che politico. Io entrai nel consiglio di facoltà ancora matricola e con ancora un occhio bendato e le costole fasciate, scortato da 100 poliziotti, e dovetti subire l'ordine del giorno, con cui si chiedeva la mia espulsione dal consesso in cui ero stato eletto in quanto (cito testualmente) «complice degli stupratori del Circeo». Il documento era firmato e illustrato da un'illustre professore comunista (oggi uno dei più stimati e pacati intellettuali italiani) ma veniva votato dai cattolici, dai moderati: ci fu una sola astensione, quella del professor Ferri, nemmeno un voto contrario. Il giorno dell'omicidio Calabresi andai col mio parroco a far visita ad un contadino democristiano, insieme a suo figlio, delegato giovanile della Dc: stavano festeggiando. Quando a Milano venne ucciso il consigliere provinciale del Msi Enrico Pedenovi, il mio sindaco (sindaco di un monocolore democristiano) fece stampare un manifesto di condanna, poi ne comprese l'“inattualità” ed evitò di affiggerlo.

Quando furono istituiti a Milano i primi consigli di quartiere, i ragazzi del Msi che furono chiamati a prendervi parte dovettero affrontare un vero e proprio sistematico massacro, con prognosi anche di 90 giorni e non ci fu un solo Consiglio in cui non fu chiesta, con ordine del giorno, la loro espulsione. Io per quindici anni ho fatto il consigliere comunale senza, una sola volta poter instaurare un dialogo, senza far parte di una commissione, senza neanche fare lo scrutatore. Ho dovuto abbandonare l'Università di Roma perché, come a molti altri, mi era semplicemente impedito di varcarne i cancelli. A un povero cristo, colpevole solo di assomigliarmi, aprirono la faccia dalla bocca fino all'orecchio.
Ancora nell'82, quando Cacciari decise scandalosamente di parlare con un intellettuale che era stato di destra, Marco Tarchi, ci fu una corale levata di scudi dell'intelighentia italiana, rileggetevi la rassegna stampa dell'epoca, il filosofo veneziano fu ricoperto di improperi soprattutto dai suoi amici, in prima fila quelli che oggi stanno in Forza Italia. Con i fascisti non si parla! Punto e basta.

Insomma è ora di chiuderla definitivamente quella stagione e non serve nemmeno andare a ricercare le responsabilità individuali, siamo tutti altre persone rispetto ad allora, e alcuni di noi l'outing l'hanno fatto completo, senza riserve e in tempi non sospetti. Se si vuole, però, ricostruire il quadro storico degli eventi bisogna farlo secondo verità: in quell'inzio degli anni '70 non ci fu guerra per bande, non ci furono opposti estremismi, ci fu il tentativo dichiarato, argomentato e praticato di cancellare dalla faccia della terra una comunità politica.
Sette-otto anni fa viaggiai in treno da Firenze con Adriano Sofri, andavamo entrambi a Roma ad assistere ad un dibattito sugli anni di piombo in una libreria. Il pubblico era costituito prevalentemente da giovanissimi autonomi. Adriano era già andato via quando uno di quei ragazzi affermò: «Ramelli era uno che di professione faceva il picchiatore fascista e quindi è giusto che abbia fatto la fine che ha fatto». Tra i presenti fu soltanto Giampiero Mughini a reagire e fu costretto ad andarsene sotto le ingiurie dei giovanotti. Gli altri relatori tentarono una benevola conciliazione. Forse una onesta ricostruzione di quanto successe aiuterebbe anche non far rinascere queste tossine, di sinistra o di destra, poco importa.

mercoledì 27 febbraio 2008

RIMUOVIAMO IL VIDEO DI FINI..

Non mi piace per niente. Ma soprattutto credo che sia controproducente nell' ottica di costruzione di una motivata convinzione a sostenere il PdL.
La Ferrario gli fa la domanda sui Giovani...lui risponde parlando delle tasse dei romani. Questa cosa mi addolora. Ma soprattuto mi fa arrabbiare. Perchè mi fa capire che fino ad ora io non ho fatto MILITANZA POLITICA per queste persone, per il loro partito. Ma semplicemente per un' IDEA. E allora...l'idea non muore con la scomparsa di un partito, ma è trascendente, non empirica. La veste che ci daranno e le persone che cercheranno di gettarci fumo negli occhi non ci devono condizionare. Noi dobbiamo continuare a credere nei nostri valori e dobbiamo cercare di portare il più possibile di noi stessi in questo nuovo partito, che è l'unico treno in grado di farci realizzare quello che abbiamo sempre sognato.
Ma non ci affezioniamo più alle persone, che poche volte ci hanno capito e tante volte ci hanno usato, alle insegne, che troppe volte ci hanno distratti, e alle promesse, che sempre ci hanno illuso. Conserviamo invece dentro di noi i nostri MODELLI, che ci hanno fatto sognare, i nostri SIMBOLI, che non ci hanno mai abbandonato, la nostra IDENTITA', che ci ha sempre tenuto uniti.

lunedì 25 febbraio 2008

I valori fondanti dello YEPP, il movimento giovanile del PPE.

Human dignity
YEPP affirms the inalienable dignity of every human being. We regard every man and every woman as unique, irreplaceable, and free by nature. Every person has the right and the duty to be fully responsible for himself and his acts. The protection of human rights is inseparably linked with the protection of the rights of ethnic, cultural and/or religious minorities.

Society
Each human being within society depends on others. Because they are free, responsible and interdependent, people must take part in the construction of a pluralist society. The family has a central role in such a society.
Values
Our thoughts and political actions are based on fundamental, interdependent, equally important, and universally applicable values: freedom, responsibility, fundamental equality, justice and solidarity.

Democracy
We consider that democracy is the only political system supporting and protecting the integral development of the individual.There is no alternative to democracy and the rule of law.

Economy and social policy
The concept of market economy and competition is central to our approach to the economic life. Together with democracy it makes possible to achieve freedom through the decentralisation of power. The economic and social systems are inseparably linked to each other according to the principle "as much market as possible, as much state as necessary". We consider that it is vital to ensure social justice and solidarity based on partnership and participation at all levels, non governmental and governmental, local, national, and international.

Environment
Our concept of man calls for management of the earth with respect for the self-regenerating potential of nature. Protection of the environment and the concept of sustainable development are bound up with that of responsible growth and must be incorporated into every policy, at every level of power. Political, social and economic action must be geared to ensure that all potential is safeguarded for future generations.

Peace and security
We believe in the need of a common security architecture for Europe to guarantee the peace, stability and freedom of the continent.

Europe
We believe in the European Union, as it stands for a future of freedom and security, progress, prosperity and solidarity. European Union membership must be available to all countries of the European continent that meet the requirements of democracy, human rights and market economy. Hand in hand with the enlargement must go further integration. For us there is no alternative to European integration.

Subsidiarity
We believe in the sovereignty of states which enables them to work freely and as good as they can to ensure the well-being and development of their people and to defend and reinforce the international legal order. This also means, however, that states must share their sovereignty in supranational and international organisations where they cannot take effective action individually. The European Union as a decentralised community of nations and peoples, not as a unitary super state, must take in account of local, regional, national and European levels according to the principle of subsidiarity.

Participation
It is the citizens of the European Union who by their support give it its legitimation. The European Union requires the active participation of European citizens. Europe is not - and cannot be - the affair of governments alone.

venerdì 22 febbraio 2008

AN: FINI, NOSTRI ELETTORI SI RICONOSCERANNO IN PDL


Nel programma i valori di An: dignità nazionale, legalità con la limitazione legge Gozzini, economia sociale e di mercato, selezione per meriti.
"Nei prossimi giorni sarà presentato il programma del Pdl. Sarà la dimostrazione della volontà del Popolo delle Libertà di risolvere i problemi concreti degli italiani. Non sarà un libro dei sogni, ma una serie di impegni precisi e che possono essere onorati". Così il presidente di An, Gianfranco Fini, a margine di un convegno a Vicenza. "Chi ha sempre votato Alleanza nazionale - ha garantito Fini - si ritroverà in pieno nel programma del Pdl dove si parla di dignità nazionale, legalità, economia sociale e di mercato, selezione per meriti. Sono i valori di An e l'identità non si difende solo con un simbolo".
Oggi, ospite di Unomattina, Fini ha annunciato che "come punto qualificante per la destra, ci sarà la legalità: penso alla limitazione dei privilegi dei plurirecidivi, come la legge Gozzini. Secondo noi - ha aggiunto - un anno di galera deve essere un anno di galera, altrimenti la gente non crede più allo Stato. Io, ovviamente, non sto proponendo i lavori forzati come avviene in America, tuttavia credo che se condannassimo i colpevoli a risarcire il danno procurato avremmo effetti migliori", ha concluso il leader di An.

giovedì 21 febbraio 2008

State sicuri, c' è alleanza...

Le uniche protagoniste di questo primo scorcio di campagna elettorale sono le alleanze. Vere, presunte, urlate, scomunicate, siglate. Il 13 e il 14 aprile si avvicinano. Siamo a meno di due mesi dalle elezioni, e il quadro politico lentamente si sta ricomponendo. Da un lato troviamo il PdL con le sue controversie, con i suoi accordi territoriali, con un futuro ancora da disegnare. Dall'altro un Pd che prima annuncia di andare da solo e poi fa salire sulla sua arca Di Pietro, e la Bonino al fianco della Binetti. Ed infine c'è un centro che per dare voce al suo istinto di sopravvivenza sarà costretto a presentarsi unito.

L'alleanza che fa più rumore, anche se le sono state garantite che poche righe sui giornali, è quella tra PdL e Pd in seno alla Commissione di Vigilanza Rai. In particolare, fino al 10 marzo, non sarà garantita alle forze politiche parità di accesso ai servizi di informazione, nè in quelli di approfondimento giornalistico. Aldilà della natura del provvedimento, che può essere considerato iniquo o meno, si tratta forse del primo accordo sull'asse Berlusconi-Veltroni.

Il futuro sembra prendere i contorni della grossekoalition, senza se e senza ma. E quella di ieri è forse la pietra miliare che sancisce l'unico accordo ancora non formalizzato.

FdA

mercoledì 20 febbraio 2008

4 MOTIVI PER FARE SUBITO UN UNICO MOVIMENTO GIOVANILE 

Il post che segue nasce da una posizione personale. Fonda le sue basi di ragionamento sull'assunto che Alleanza Nazionale si scioglierà il prossimo ottobre e confluirà nel Popolo delle Libertà. Il post che segue condivide in toto le critiche riguardanti le modalità di presentazione del Popolo delle Libertà e sottoscrive la necessità di salvaguardare tradizione e contenuti di Azione Giovani ed Azione Universitaria.

Tuttavia, tenendo ferme queste basi teoriche, la chiave di volta per affrontare il futuro, per dare coerenza al progetto stipulato unilateralmente dal presidente Fini e dal Cavaliere, sta dolorosamente nel creare un unico movimento giovanile.

Per 4 ragioni:

1. Il panorama attuale ci ha consegnato la morte del bipolarismo. Si va verso un bipartitismo che progetta di convogliare intorno ai suoi due simboli qualcosa come il 75-85% dei votanti. Sarebbe insostenibile l'idea di una totale e incondizionata adesione ai progetti di PDL e PD, antistorico, però, continuare su una linea smentita dagli stessi partiti di riferimento.

2. I giovani sono l'avanguardia di un partito. Custodi di un'identità, di valori, di una tradizione. Sotto un profilo prettamente utilitaristico Azione Giovani è forse uno degli assi che An può giocare come carta vincente. Il Popolo delle Libertà è ancora in fieri, aldilà di quanto viene sbandierato. Far crescere una classe dirigente dall'interno vuol dire essere lungimiranti, promuovere un contatto diretto tra persone, simboli, idee. Ma vuol dire soprattutto partecipare ad un dialogo interno, che invece in questi ultimi giorni ci ha visti tristemente muti.

3. La paura del nuovo non è sinonimo di conservatorismo. Il futuro si plasma: "Aggredire il declino". Il futuro però si plasma dall'interno, dalla possibilità di assicurare scelte coerenti con una storia gloriosa e con un futuro che ci vedrà nuovamente protagonisti. La paura rende ciechi e toglie serenità di giudizio.

4. Il PDL avrà le sue correnti, come le ha avute Alleanza Nazionale. Il correntismo in questi ultimi anni è stato un fenomeno bieco, parassita. Sinonimo di occupazione di poltrone e di una geografia politica immobile. Ma il correntismo nella sua accezione più nobile può offrire un contributo indispensabile ai partiti. Essere polo di attrazione non in qualità di numeri, ma sotto il profilo valoriale. E considerando la svolta storica di questi giorni sono fiducioso sul fatto che si possa ricostruire un fronte comune nella nostra comunità.

FdA

martedì 19 febbraio 2008

West Ham United FC - I'm forever blowing bubbles

PRIMA LA CANZONE..POI LO STADIO!
SOLO PER POCHI INTENDITORI DI BUON TIFO!
GODETEVELI..and GOOD FELLAS!!

ALESSANDRO CARUSO

Blowing Bubbles

..UNO SPETTACOLO FANTASTICO!!

continua...

ALESSANDRO CARUSO

domenica 17 febbraio 2008

PRECISAZIONI E RIFLESSIONI

Vi è bisogno di precisare alcune cose rispetto ai commenti vari rilasciati nei post del blog.
La comunità di Arcadia si è sempre distinta all'interno del movimento giovanile di Azione Giovani e di Azione Universitaria per la sua serietà e lealtà rispetto ai principi e ai valori che professa.
I membri della nostra comunità si sono sempre sentiti innanzitutto parte integrante di Azione Giovani e di Azione Universitaria e susseguentemente di Arcadia. Non ci sono mai piaciute concezioni settarie ed elitarie della nostra comunità, ritenendo che la Politica come la Politeia siano cose alle quali tutti dovrebbero partecipare.
La nostra intesa politica con un gruppo del movimento ( Generazione Protagonista ) non comporta alcun clima di ostitlità nei confronti di altri gruppi, anzi è da stimolo per un dibattito politico più costruttivo e denso di contenuti.
La posizione di questa comunità, in questi giorni, è di valutazione e attesa nei confronti di ciò che la politica italiana e del nostro partito faranno. Ogni riflessione è puramente personale e legittima, ma ad oggi non è possibile dare alcun tipo di giudizio definitivo.
La natura di questo blog è di dare risalto al pensiero di Arcadia, dei suoi membri e di chiunque abbia voglia di parteciparvi, accettandone contraddittori e critiche senza nessun tipo di censura, come tra l'altro dichiarato in uno dei tanti commenti dal nostro portavoce Fabio D'Andrea.

Dopo aver chiarito questi punti preliminari, vorrei analizzare la situazione politica nazionale e del nostro partito.

Si è dibattuto tantissimo in questi giorni e tanto si parlerà nei prossimi che le mie parole potrebbero essere retoriche e cadere in un silenzioso nulla senza fine, ma provo a rendervi partecipi dei miei sentimenti di militante, di dirigente e di uomo di DESTRA.
Non penso sia più tempo della corsa a chi è più fascista, chi è più democristiano e a chi è più berlusconiano. Questi stereotipi devono essere superati perchè la società ha bisogno di contenuti e non di contenitori. L'ultima volta che mi sono sentito fascista avevo 16 anni e da lì in poi ho sempre ritenuto il ventennio una parte importante della mia storia e della mia cultura politica ma non più qualcosa a cui ispirarmi o a cui aggrapparmi. In compenso non mi sono mai sentito democristiano e mai lo sarò fin quando non andrò nella tomba.
E allora cosa sarei?
E' possibile che ci siano solo questi due termini di paragone? O esiste qualcos'altro che nn sia nessuno di questi? Io penso di si, ma in Italia manca da un centinaio di anni.
Una destra conservatrice e moderna, una destra " storica " che fece l'Italia e il Risorgimento, la destra di Cavour e di Vittorio Emanuele II.
C'è una destra di questo tipo in Italia?
Alleanza Nazionale " è " un contenitore di tante destre; da quella liberale a quella sociale, dalla cattolica alla laica, dalla monarchica alla repubblicana, dalla trazionalista a quella nazionalista.
Questo grande insieme di sentimenti e di filosofie politiche sono state assieme per decenni grazie all'opera del Movimento Sociale che poi è diventato Alleanza Nazionale.
Oggi An ha deciso che questo contenitore si unisce in un nuovo movimento dai contorni dalla difficile comprensione. Nessuno di noi sa come andrà a finire; se il Popolo dell Libertà sarà troppo di destra ( come dice Casini ) o sarà troppo di centro ( come dice Storace )?.
Prezzolini diceva che esistevano trentatre destre e che ognuna di queste aveva delle peculiarità che le rendeva diverse e a volte antitetiche l'una all'altra ( prendete quella liberale e quella sociale per comprendere ).
Il PDL quale sarà? Come potremmo classificarlo?
Le definizioni non mi piacciono. Sono necessarie, ma riduttive. Preferirei la critica delle definizioni.
E la critica allora sta nell'assenza di valori etici e politici ben precisi in questo nuovo movimento. Non esiste una condivisione precisa di ideali, non esistono modelli di vita e di pensiero comuni in questo momento; o almeno non lo si è detto. E' questa la critica; la mancanza di comunicazione di una scelta, la privazione da un giorno all'altro di una difficile identità costruita in 50 anni a caro prezzo ( vedi Di Nella, Cecchin e tutti i nostri martiri camerati ), la perdita di fiducia nel nostro leader e la possibilità di essere confusi con chi, con tutto il rispetto, ha un livello culturale, politico e di movimento inconfondibilmente inferiore rispetto a Noi. Questa non è presunzione ma orgoglio di far parte di una Comunità storica e importante.
La mia critica è rivolta alla possibilità che tutto ciò sia stato fatto solo per tornaconti elettorali e personali, giocando con le vite di tanti militanti così distanti ma uniti nella battaglia, così diversi nei pensieri ma solidali nella lotta, a volte troppo correntizi ma alla fine ognuno indispensabile per l'altro.
Questo è quello che lascia perplessi, questo è quello che il Presidente non ci spiega ed è anche quello che i Colonnelli non chiedono.
Noi siamo giovani e per questo motivo subiremo le loro scelte; nel bene e nel male avremo davanti una realtà da noi non voluta in questi termini e non ci rimarrà che farci forza e guardare il profondo del nostro cuore e del nostro animo per capire ciò che sarà più giusto fare.
A ognuno di noi la storia ci consegnerà il fardello della continuità, ma a quale prezzo?




ARCADI.........AU.....AU....AU!!!

sabato 16 febbraio 2008

...vagheggiando sul centro-destra


Lo scenario partitico italiano assiste alla nascita di una nuova creatura. Qualcosa da far rabbrividire chi, per forza di cose, si trova proiettato nella corsa verso il centro. La Destra e Fiamma Tricolore si presenteranno come unico soggetto in vista delle elezioni politiche ed amministrative... a mio avviso si apre qui la grande sfida concettuale, quella che tempesterà l'animo di tanti. Sopratutto di quelli che vivono la politica come esperienza lessicale, a livello di definizioni. Parlo genericamente di quei tanti che davanti ad una scheda elettorale riflettono sulla propria collocazione spaziale, ritenendo di votare chi partiticamente più a destra realmente sta. La nuova macchina da voti, annunciata ieri in una conferenza stampa alla camera, vedrà la Santachè candidata premier, Storace come sindaco della capitale e Buontempo alla provincia. Mossa da non sottovalutare, potrebbe innescare un temibile fascino nelle coscienze di tanti sfiduciati, infelici della nuova etichetta molto liberal e poco conservatrice... molto più centro che destra. E' questo secondo il mio più modesto parere il rischio più grosso che si corre, non esclusivamente entro il mondo militante, ma a livello di volgo. Non vorrei suscitare inutili allarmismi, ma semplicemente attizzare gli animi più demoralizzati, maggiormente segnati dalle recenti bizzarrie della politica contemporanea, affichè spingano affinchè non si affondi nella palude ma ci si tenga alla sua destra.
Il monopolio delle soluzioni poliche non spetta di certo di noi, ma occorre spingere per evitare che il neonato PDL possa essere una riedizione di una stagione politica morta e sepolta; Evitarne la resurrezione è fondamentale, ancor più grave sarebbe ricorrere a sedute spiritiche... Tralascio un punto, quello legato al come... spero che gli affezionati al blog diano risposte soddisfacenti sul come evitare il collasso centrista, affinchè si diano risposte di destra da una collocazione spaziale definita come centro-destra.


Marco C.

Fini: "AN si scioglierà in autunno"

Il pezzo è tratto da Corriere.it, c'è l'ufficialità del partito unico. Si apre una nuova stagione, e dico solo che non è detto sia peggiore di quella che si avvia a concludersi.

ROMA - Alleanza nazionale non c'è più. Ma la sua fine verrà certificata tra qualche mese. «In autunno si terrà il congresso di Alleanza nazionale e lì stabiliremo le tappe e le regole che porteranno a un soggetto unico. Lo scioglimento di An passerà da quel congresso. Ovviamente la stessa cosa dovrà farla Forza Italia». Lo ha dichiarato il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini in un’intervista concessa al quotidiano «Libero».

RAPPORTO CON L'UDC - Sul rapporto con l’Udc di Casini, Fini ha dichiarato che «Se andrà da solo alle elezioni la cosa non potrà che dispiacermi. Però il mio amico Pier non può pretendere di fare parte di una coalizione senza partecipare al progetto da cui è nata. L’alleanza con la Lega è un fatto a sé per la sua tipicità del suo essere movimento territoriale. L’Udc non è nella stessa condizione». Fini esclude di fare una semplice alleanza elettorale con Casini così come il Pd l’ha fatta con L’Italia dei Valori di Di Pietro. "Francamente non vedo la ragione dell’operazione. Veltroni ha fatto l’accordo con l’Italia dei Valori perché spera di agganciare il dipietrismo, cioè quel miscuglio di antipolitica e di giustizialismo che l’ex pm rappresenta insieme a Grillo. E comunque non vedo neanche il perché dovremmo ripetere l’errore di Veltroni. Lui aveva detto che sarebbe andato da solo e invece ha stretto un accordo con Di Pietro. Lasciamo che sia il solo a contraddirsi». Fini ha anche sottolineato che il nuovo partito «Il Popolo della Libertà non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell’urna il 13 e il 14 aprile e che non è un partito deciso unilateralmente da Berlusconi».

venerdì 15 febbraio 2008

Ricordo di una fiamma di mezz'estate

Amici miei, inizio così, poichè presto non potremmo appelarci in altro modo. Stiamo assistendo a quello che sarà forse il decesso di una storia gloriosa. I miei sono pensieri sparsi in questi attimi di confusione, in questa corsa sfrenata verso la fine.Quello che mi chiedo e se ancora una volta saremo pronti a lasciarci alle spalle una parte della nostra storia. Noi, quelli della generazione X, quelli che si commuovono davanti la morte di giovani idealisti del nostro passato, quelli che la politica la fanno ancora a colla e manifesti. Ricordo il primo giorno in cui decisi di fare politica. Avevo 16 anni, il capello lungo e la testa vuota. Il liceo dove passavo parte del mio "prezioso" tempo era privo della palestra, una tematica ridicola se pensiamo a quelle che affrontiamo oggi, ma vitale per degli studenti che facevando dello sport la loro ragione di svago. Così pian piano iniziai la mia battaglia personale che sfociò in una rivolta liceale. Torna ancora in mente l'ebrezza provata in quegl'attimi, sulla vetta di un palco arrangiato. Una cattedra così vecchia da aver visto ben altre rivoluzioni studentesche. La mia voce che rimbombava nell'atrio "Da questo momento la scuola è occupata" e l'euforia della folla, quella con il capello lungo con la testa vuota. In quel momento mi sono innamorato di lei, della politica. Un pò puttana certo, ma calda e amaliante. Tra le sue braccia mi sentivo sicuro e coccolato. Quella testa vuota ora cominciava a colmarsi di idee,di sentimenti, di progetti e speranze. Più tardi mi iscrissi ad Alleanza Nazionale, sapevo a malapena chi era Almirante. L'accoglienza fu fredda e discreta, passai quasi del tutto inosservato. Fin quando non uscì per la mia prima affissione, eravamo sotto campagna elettorale, l'ultimo giorno in cui si presidiano i manifesti. Più in la i "compagni" coprivano il nostro simbolo ancora fresco di colla, i più grandi partirono a muso duro e dopo i classici insulti di cortesia un rosso sferra un gangio. In pochi attimi si scatenò una tempesta di pugni e calci. Ahime! io mi trovai nel mezzo. Ne presi così tante che sembravo uno di quei maleddetti cubi a 6 colori, infatti passavo dal nero al viola per finire con il rosso. Non potrò mai dimenticarlo. Avevo difeso qualcosa nella quale credevo e l'avevo condivisa con altri valorosi "Amici". Quel giorno mi innamorai della fiamma che ardeva dentro il nostro simbolo e dentro il cuore di ogni uomo che difende quello in cui crede.
Arcadi, qualunque cosa succeda, non dimentichiamo.




Lucignolo


P.s. Un consiglio ragazzi "La politica e come il sesso, c'è sempre qualcuno che ti vuole fottere"

giovedì 14 febbraio 2008

Campagna elettorale, puntata 0


Continuano ad essere silenzi assordanti. Ore difficili per chi della politica ha fatto uno stile di vita. Non bastano le poche parole rese a Il Messaggero per allontanare le ombre sulla figura di Gianfranco Fini e sul futuro di Alleanza Nazionale. In un momento come questo, durante il quale il presenzialismo più efferato ha la meglio su una par condicio ormai vecchia (come si fa a dare spazio in eugual modo a 7, dico sette, candidati premier?), il nostro leader è rimasto a bocca asciutta. O meglio, magari sorseggiava un amaro con ghiaccio mentre il Cavaliere si innalzava per la quinta volta a capo del centro destra.

A tenere banco, manco a dirlo, è il Popolo delle Libertà. Le domande si rincorrono, le risposte latitano. Perchè mentre tutti i leader fanno a gara nell'impugnare microfoni e lanciare slogan quanto mai vecchi, Gianfranco Fini è ingessato su una tattica attendista che non rende merito a quanti hanno creduto e continuano a credere in lui. La promessa di fare chiarezza il prossimo sabato nasconde un "caos calmo" (ossimoro quanto mai di moda in questi tempi) dai contorni aleatori. Alleanza Nazionale si trova in un vicolo cieco e rimane difficile spiegare al suo popolo il matrimonio con Forza Italia in nome del partito Popolare Europeo. E' stato scritto in questi giorni un capitolo oscuro della politica italiana, dietro il quale si celano interessi ancora nascosti e opportunità lontane per i non addetti ai lavori.

Questo apparentamento tra AN e FI fa il paio con quello del PD. Differenti le modalità, del tutto identiche le finalità. Se per il Partito Democratico si è ricorso ad un giro di primarie quanto mai pilotato, dall'altro abbiamo assistito ad un connubio verticale accellerato dalle imminenti elezioni. Il principale motivo che ha spinto i maggiori 4 partiti italiani a dare vita a queste due nuove formazioni politiche votate al maggioritario, è da leggersi nella paura. La frammentazione post aprile 2006 e il Grillo fenomeno hanno inchiodato i vertici di Ds, Dl, Fi ed An ad una riflessione tempestiva. Da un lato infatti i maggiori partiti erano sotto scacco dai piccoli, dall'altro il vento dell'antipolitica minacciava i grandi signorotti che al prossimo scandalo sarebbero andati a casa. Meglio rimischiare le carte.

Un Bruno Vespa quanto mai in forma ha aperto la sua personale (vi prego aiutatemi, ho perso il conto....) campagna elettorale. Prima Berlusconi, poi Veltroni: percentuali di share impressionanti fanno da contorno ad una campagna elettorale partita con ritmi blandi. Un primo dato secondo me è evidente. Con i toni bassi Veltroni è forte, non superiore, ma si trova a suo agio. Ha infilato una serie di stoccate nascoste dietro l'apparente buona educazione che nessuno gli ha mai negato. Sono rimasto favorevolmente colpito dal passaggio sulla formazione. Il vero antidoto alla casta è la formazione. Dove l'ignoranza regna si annida il clientelismo. Il Cavaliere invece mi sembra aver bisogno delle folle oceaniche per scaldarsi. Rimane la promessa sull'Ici e si fa strada la possibilità di vendere ai giovani immobili a prezzi vantaggiosi. Il Cavaliere potrà contare ancora una volta, su un Gianfranco Fini ancora in veste di delfino, ma bisogna vedere quale uso ne farà. Dall'altro lato l'ipotesi di correre da soli, tanto sbandierata, è stata immediatamente smentita e si è rivelata un boomerang.

"Rialzati, Italia" vs "Si può fare". Entrambi i payoff non mi convincono. Nel primo caso mi viene alla mente un bastone, uno strumento inflazionato dalla nostra classe dirigente. Nel secondo viene ripreso in maniera strumentale lo slogan di Generazione U (Adinolfi) e si cerca di cavalcare approssimativamente l'onda mediatica di Obama.

Chiudo con un pensiero triste. Mi unisco al cordoglio per la morte del maresciallo Giovanni Pezzulo. Le campagne elettorali alimentano sogni, speranze; l'azione dei nostri militari nel lontano Afghanistan come in tutti gli altri territori infestati dalla guerra regalano la vita. "Il sacrificio di papà possa contribuire a cambiare le cose. Mi farebbe piacere l'esposizione del tricolore perchè lui, ad esempio, in occasione dell'anniversario dell'attentato di Nassiriya lo metteva sempre in onore dei colleghi caduti".

AG Marcellina saluta

Salve ragazzi, un saluto da tutti gli amici del gruppo ARCADIA-Marcellina! Vi facciamo tantissimi complimenti per il vostro blog. A presto!

FINI HA PARLATO: INTERVISTA USCITA SUL MESSAGGERO...LEGGERE PER CAPIRE.


Il nostro Blog continua la sua opera di comprensione politica della nuova situazione che si sta delineando nella destra della barricata. Eccovi un altro documento su cui riflettere per trarre poi le opportune conclusioni.


mercoledì 13 febbraio 2008

L'ultima trillata

Stempero per qualche minuto la tensione di questi giorni...e vi segnalo il trailer di un film che promette di superare ogni record al box office

martedì 12 febbraio 2008

LETTERA AD UN PARTITO DEGLI ANNI 2000

Titolo vero "Lettera un ragazzo della classe '80"

LEGGETE L'INTERVISTA A FINI..PER CAPIRNE DI PIU'!!

Se finora qualcuno aveva dei dubbi sul progetto quest'intervista li scioglie con la solita fermezza tipica del Presidente.
Facciamoci un'opinione completa prima di arrivare alle conclusioni.




http://www.alleanzanazionale.it/Notizie.aspx?id=503
LEGGETE L'ARTICOLO DI MARCELLO DE ANGELIS


Questo articolo può aiutarci a trovare nuovi spunti di riflessione per allargare un po' gli orizzonti della nostra analisi iniziata ieri a riunione.

BUONA LETTURA!



lunedì 11 febbraio 2008

Dopo il ricordo...L'AZIONE! (...riflessioni sparse...)

Week-end di fuoco quello appena trascorso...prima il ricordo per il nostro Paolo, poi il ricordo per i nostri martiri di Istria e Dalmazia...MA ORA E' TEMPO DI TORNARE AL PRESENTE!

Abbiamo di fronte la campagna elettorale più strana degli ultimi anni, secondo me: non per I TONI (ancora troppo sommessi dei due leader), nè per I PROGRAMMI ELETTORALI( ancora da chiarire, anche se il caro Walter ci ha già dato prova di incoerenza politica ieri in Umbria), ma principalmente perchè la nostra sarà una vera sfida di valori, di idee...di IDENTITA' ("Solamnia"ndr).

Di nemici ne abbiamo molti-dai postdemocristiani e postcomunisti del PD ai newcomunist della Cosa Rossa-e questo di certo non ci spaventa;
Ma prima di guardare fuori, guardiamo dentro di noi...

Chi Siamo? O peggio ancora, Cosa stiamo diventando?
La mossa politica di Fini, per quanto astuta sotto certi aspetti, mi appare illogica sotto altri. E' innegabile come sia necessaria una semplificazione del panorama politico... ma ciò non può assolutamente essere fatto a discapito della propria IDENTITA'.
Non è un discorso di simboli, o di leadership...è il modo di APPROCCIARSI ALLA POLITICA!
Nei nostri geni vi sono lavoro e dedizione alla causa, concretezza e pragmaticità senza fronzoli, goliardia e gioia senza alcunchè di opportunismo...
PENSATE CHE UN GIOVANE "AZZURRINO" SIA COME VOI?

...............ai posteri l'ardua sentenza....................


Matteo "MAS" Smacchi

domenica 10 febbraio 2008

VECCHI SAGGI E NUOVI VECCHI!!!

Il giorno dopo la commemorazione del Camerata Paolo Di Nella, a 25 anni dal suo sacrificio, è strano imbattersi nelle bizarrie della politica italiana.
Venerdì sera, poco prima l'inizio dello spettacolo al Teatro dell'Ouverture, Alleanza Nazionale e Forza Italia avevano dato vita al tanto discusso e famigerato Partito delle Libertà. Il mio telefono impazziva di chiamate subito dopo questa notizia. I curiosi chiedevano a me, noto membro della " casta ", pareri e giudizi su questa operazione. L'unica simpatica conversazione l'ho avuta con un panciuto dirigente universitario dell'UDC che mi augurava una lunga vita da neodemocristiano. Ho abbassato il chino e ho accettato questo legittimo sfottò ( vorrei puntualizzare che mai morirò democristiano ).
Tutto questo condito oggi dalla prima uscita del Principe dei Democratici, Walter Veltroni, che da un macabro cimitero umbro inizia già a dare lezioni di politica a tutti, Prodi compreso. La questione è abbastanza stucchevole perchè tra le dichiarazioni del segretario democratico e le risposte del centrodestra vi è un'aridità che riuscirebbe a trosformare il Sahara in un'oasi paradisiaca.
Veltroni accusa la CDL di essere vecchia ( tra l'altro la sua ipocrisia è tale da dover da un lato proporre cose nuove e dall'altro salvare la faccia del governo Prodi ), e l'attuale opposizione gridare alla miopia del Sindaco di Roma e di come non si renda conto di quanto è già patetico all'inizio di questa campagna elettorale.
Perciò, mi vien da pensare, che la questione dell'anagrafia politica sia veramente equivalente ed ambivalente da entrambe gli schieramenti; e quando la mia tristezza diventa ormai cronica a causa di un'incessante e costante ricerca di qualcosa di " vero " in questa classe dirigente giovane o aspirante tale,ecco che sbuca nello schermo un personaggio particolare.
Ha la faccia un pò da rana e quando parla non lo fa mai senza cognizione di causa; diciamo che le sue parole pesano come macigni ( chiedere a Prodi per avere certezza ).
Lamberto Dini, sicuramente uomo navigato e di una certa età, si è dimostrato in confronto ai due pesi massimi della politica, il giovincello che esce fuori dal nulla pronto a scardinare ogni disegno già precostituito al grido vero di : YES WE CAN!!!
Cosa è questo YES WE CAN? Voi penserete sia in una fase di pazzia acuta. E invece il mio ragionamento ha un perchè.
Il caro rospo di Lambertow ha parlato di tre cose semplicissime che lo hanno portato a stare con il Partito delle Libertà; tre cose che il centrosinistra non è riuscito a fare in 20 mesi di agoniata agonia ( scusate la ripetizione, ma è voluta ) e che il PD non riuscirà a fare.
LIBERALIZZAZIONI, TAGLIO ALLA SPESA PUBBLICA e FEDERALISMO FISCALE.
Oddio, cosa ha detto?????
Taglio alla spesa pubblica? Liberalizza chè? Federa chè?
L'uomo di Confindustria è, ad oggi, il vero volto giovane della nuova era della politica italiana. Senza giri di parole ha già detto cosa bisogna assolutamente fare per riassestare questa Italietta.
Liberalizzare significa rendere efficiente un sistema paese ingessato da monopoli oligarchici che ingessano i servizi e l'economia; sburocratizzare la pubblica amministrazione e rendere veramente trasparente la concorrenza in questo Paese.
Taglio alla spesa pubblica significa mettere mano a tutto l'apparato di dipendenti pubblici di cui l'Italia è vittima e che, per buona pace di Casini, bisonga assolutamente relativizzare.
Federalismo fiscale significa applicare il dettato costituzionale sull'autonomia di entrata delle Regioni che non possono e non devono più vivere sulle spalle di uno Stato con l'acqua alla gola. Basta con sprechi di consulenze, politiche spendaccione, servizi pubblici costosi e inefficienti sulle spalle dei contribuenti. E soprattutto basta, e su questo la Lega ha pienamente ragione, che il Nord paghi sempre la mala gestio delle regioni del Sud. La responsabilità politica è la prima conqusta civica di un paese che vuol diventare civile. Per noi di strada c'è ne ancora tanta, ma speriamo che adesso sia la volta buona.



ARCADI......AU.....AU....AU!!!!

giovedì 7 febbraio 2008


NEL SUO NOME..
Può bastare poco per annullare l'esistenza di un uomo, nel caso di Paolo Di Nella è bastato un colpo alla nuca per gettarlo in una straziante agonia che lo ha portato alla morte. Ma per noi questo non è sufficiente per cancellare dalla memoria il ricordo di un ragazzo come noi, che aveva negli occhi la vita e nel cuore una fede.
Dopo venticinque anni nonostante al dolore del distacco si sia aggiunto lo strazio della menzogna, una Comunità di uomini e donne nell'anniversario della sua morte si farà trovare in piedi a rinnovare un giuramento.
Nel nome di Paolo si giura di continuare la sua lotta con lo stesso spirito, la stessa voglia e lo stesso sorriso. E con il suo ricordo sempre Presente nella mente e nel cuore. Sarà cambiato il pelo, è cambiata la storia, sono cambiate le persone e le abitudini...ma la passione e l'impegno non devono cambiare mai.
Solo questa caratteristica è sufficiente per fare della nostra esperienza politica una ragione di vita. E' bello ritrovarsi in queste occasioni e raccoglierci attorno ad un'emozione riscoprendo per un attimo il vero significato della nostra militanza.
L'aspetto più gratificante della nostra esperienza si concentra in questi momenti, quando alla Politica si affiancano i valori più profondi e sinceri.
Solo questa riflessione per me è sufficiente per trovare la forza di continuare a credere nella Politica, senza arrendermi alla tentazione di convertire la mia coscienza all' appiattimento che incombe.
VALETE

martedì 5 febbraio 2008

(S)ELEZIONI SUBITO!!

A quanto pare abbiamo avuto ragione...le tanto agognate e richieste elezioni si avvicinano. Il Presidente del Senato Marini ha rimesso l'incarico al Presidente della Repubblica perchè ha constatato che non esiste una maggioranza reale per poter fare le riforme.
Punto e accapo.
Adesso le elezioni sono davvero vicine. E se si andrà al voto si riuserà la legge elettorale attualmente vigente, che è stata fortemente criticata per il fatto che non permette al votante di esprimere la preferenza. E' il sistema delle cosiddette "liste bloccate".
Abbiamo escogitato un sistema per aggirare tale ostacolo e usarlo a nostro vantaggio. La proposta è la seguente: e se proponessimo noi al partito chi candidare? O meglio se stilassimo una serie di requisiti di presentabilità al partito per scegliere le candidature?

In questo modo potremmo influenzare dal basso una scelta che diversamente ci pioverebbe addosso dall'alto della segreteria dei partiti. Potremmo sbizzarrirci con molti spunti interessanti ad esempio chiedere che i candidati per Camera e Senato non superino una certa età, o che abbiano particolari competenze di settore o altro.
Chiaramente non si potrà pretendere di influire in questo modo sulla totalità delle candidature, ma si potrebbe concordare una percentuale di candidati per lista scelti secondo i nostri criteri.

La proposta potrebbe cambiare un sistema fortemente criticato. Che ne pensate?
Aggredire il declino è giusto....basta iniziare!

Ad maiora

sabato 2 febbraio 2008

ANNO DOMINI MMVIII



"Nihil Difficile Volenti"



Che emozione, che gioia, oggi è un giorno molto particolare per la nostra Comunità.

Il nostro Capo si sposa, raggiungendo così una delle mete più importanti e meritate della sua vita. Come lui ha partecipato emotivamente e fisicamente a tutti i nostri successi e traguardi, noi saremo oggi vicini a lui per esprimergli tutta la nostra amicizia e gratitudine per tutto ciò che ha rappresentato e continuerà a rappresentare.
Ale è stato colui che ha creato il nostro gruppo e che lo ha trasformato in una vera Comunità, ha gettato le basi per costruire questa fantastica esperienza che ora stiamo vivendo tutti insieme e di cui sono così fiero ed orgoglioso...quasi geloso!
E lo ha fatto con grande impegno e volontà, ma sempre con la semplicità e la naturalezza che lo contraddistingue.
Ad uno ad uno ci ha accolto, conosciuto e formato, e poi a tutti insieme ha insegnato a lottare per difendere quello che stavamo costruendo.
Ha voluto puntare sui sentimenti che legano le persone l'una all'altra e il tempo gli ha dato ragione. Perchè ora per noi la Politica non è solo un impegno da rispettare, ma un'occasione per incontrarci, stare insieme, coltivare le nostre idee, confrontarle, crescere, e combattere.
Con ognuno di noi è stato sempre presente nei momenti di difficoltà, premuroso nei momenti più tristi e drammatici, sorridente in quelli più felici.
Non ha mai voluto confondere i valori con gli interessi, il merito con l'arrivismo, l'impegno e la volontà con l'opportunismo.
Tutte queste cose le ha trasmesse semplicemente con il suo esempio, senza mai protagonismi di ogni sorta. Senza mai rendersi impopolare nonostante i suoi rimproveri e le sue arrabbiature quando abbiamo sbagliato.

Per noi sei un Capo vero, indiscusso ed unico. Con te e con le persone che ti sono a fianco, i fantastici Marcello ed Alessio, in capo al nostro esercito siamo sicuri di andare sempre nella direzione giusta, e nel tempo te lo abbiamo dimostrato.

Oggi con il nostro entusiasmo nel partecipare a questo tuo traguardo, ti esprimiamo tutta la nostra gratitudine per aver creato questa esperienza che ci accompagnerà per tutta la vita.

NIHIL DIFFICILE VOLENTI...questo ce lo hai insegnato tu!









venerdì 1 febbraio 2008

Sfondare al centro

E' difficile non seguire gli abili ragionamenti del senatore Bruno Tabacci. Uno dei pochi, forse, a cui non si può negare forte spirito di autocritica. Dotato dell'arte oratoria e di contenuti sempre originali, spesso spigolosi quanto coerenti. Un italico mix di arrivismo mai sfociato nell'autoassoluzione o nell'allineamento partitico.

Ancora una volta ha deciso di stupire. E' ufficialmente nata la Rosa Bianca, mossa abile e destabilizzante. E dal sito www.moderatamente.it si danno un valore oscillante tra il 10 ed il 14%. Non si può non ammettere che un risultato di questo genere sarebbe inaspettato. Davanti al quale tutta la geografia/gerontocrazia politica italiana dovrebbe fare un passo indietro ed ascoltarne le istanze.

La Rosa Bianca si colloca in quel limbo centrista che la seconda repubblica ha parzialmente tenuto in stand-by, accecata dagli eccessi e dagli estremismi. La Rosa Bianca vorrebbe essere considerata la risposta all'Antipolitica (questa mancava, soprattutto negli ultimi tempi nessuno si è investito di questa mission...), alla Casta, alla degenerazione del Berlusconismo/Prodismo. Cercando di mostrarsi come soggetto nuovo, che aspira al moderatismo ed alla pacificazione sociale, che fa del populismo un must.

Certo gli anni del governo Prodi hanno dato vigore a questa aspirazione. I 20 mesi rossi tra 2006 e 2008 passeranno alla storia come capitoli bui. Gli italiani sono i primi dell'UE per la scontentezza, e per la rabbia, di fronte ai servizi pubblici e privati di cui dispongono: servizi inefficienti e anche carissimi, in confronto agli standard del continente. In Italia si è tornati a parlare di povertà. A fare il count down per lo stipendio, a sperare che il fine settimana piova per contenere uscite e sollazzi. Il governo Prodi per la seconda volta in 10 anni è stato costretto ad assecondare, per sua stessa volontà, gli schemi proletari di comunisti in doppiopetto e latifondisti prestati alla politica.

Nella scelta di correre da solo, il senatore Bruno Tabacci sta puntando sulla scarsa memoria degli italiani (già dimentichi della fine infame della prima repubblica), almeno di una parte di essi, e sulla sua figura, apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Tuttavia su questa strada ha perduto quell'aurea di originalità che gli avevo precedentemente attribuito. La Rosa Bianca già puzza. Darsi il moderatismo come scopo equivale a sostenere la mancanza di un'identità stabile ma sempre segnata dagli accadimenti. Quel "progetto per il Paese" tanto sbandierato, si piegherà agli interessi di nuovi signorotti delle imprese, del Comune o della Regione. La Rosa Bianca si inginocchierà davanti al clientelismo che durante Tangentopoli invocava "tutti colpevoli, nessun colpevole". Ma il refrain torna spesso.

La domanda è: ci si può rinnamorare dello stesso partner? La risposta è no, una minestra riscaldata. Anche se dubito che qualcuno non cadrà nel tranello. Quello stesso qualcuno che guarderà all'Italia come il Paese dei raccomandati e degli aiutini, che sostiene il Lima o Ciancimino di turno, che si chiude nell'omertà e spalanca le porte ai figli di amici. Quello stesso qualcuno lo abbiamo incontrato, per almeno una volta nella vita ci abbiamo parlato, ma io l'ho sempre visto come una persona che non crede in se stesso.