mercoledì 18 gennaio 2012

Jan Palach, eterna gioventù


Accadono cose che restano nel tempo. Situazioni, gesta e persone che sembrano senza tempo, quindi eterne. Una di queste è il suicidio di Jan Palach, giovane studente di Filosofia che, nel tardo pomeriggio del 19 gennaio 1969 a Praga nella famosa piazza di San Venceslao, si cosparge di benzina e si da fuoco. Resterà in fin di vita altri tre giorni prima di “spegnersi” definitivamente. A distanza di più di quarant’anni il suo nome è ricordato, il suo nome lo si ritrova in molte vie e piazze di tutta Europa, perché?. Il suicidio di Jan Palach, avviene durante la Primavera di Praga contro l’Unione Sovietica, quando la città e tutta la Cecoslovacchia chiedevano libertà di pensiero e di parola, chiedevano la democrazia, ma erano da soli, senza nessun paese occidentale a correre in loro soccorso. Così un gruppo di studenti decise di dare un segnale forte, smuovere le coscienze di tutti i cechi e degli europei. Secondo la lettera della “torcia umana”, così come si definì Palach, i volontari dovevano estrarre un numero per decidere chi doveva essere il primo. Toccò a lui, estrasse il numero uno. Così nacque uno dei miti della lotto al comunismo, uno dei miti di sempre della gioventù.

Si è discusso molto sul valore del gesto, c’è chi considera il ragazzo un eroe, chi lo considera un pazzo, chi dice che il gesto ha un grande valore simbolico e morale aldilà dei risultati ottenuti, c’è chi dice che era più onorevole morire contro i carri armati come avevano fatto qualche anno prima gli ungheresi. Una cosa però è certa: la storia di Jan Palach, oggi ha molto da dirci e da ricordarci. Ci dice e ci ricorda che c’è un bene che non si ottiene di diritto alla nascita, che non è sempre lì dove lasciamo il telecomando del televisore, un bene che è costato la vita nel corso degli anni a tantissime persone, la libertà. Ci dice e ci ricorda che bisogna vivere con dei sogni, con dei valori e fare dei sacrifici per questi. Nessuno chiede a nessuno di togliersi la vita, ma almeno che di fronte alle ingiustizie, di fronte a ciò che si ritiene sbagliato si provi rabbia e voglia di agire. Voglia di trovare persone che la pensano allo stesso modo, voglia di far capire a tutti quanto è importante ogni giorno capire ciò che va contro la libertà, contro il nostro futuro. E quanto mai questo oggi è attuale. Soprattutto se pensiamo che Jan Palach era un semplicemente un ragazzo e i ragazzi di oggi hanno almeno il dovere di ricordarlo e di onorarlo.

Gabriele


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