lunedì 8 febbraio 2010

Nel suo nome


E’ arrivato anche quest’anno. Il momento del presente per Paolo Di Nella. Puntuale come ogni anno, da 27 anni a questa parte, a scandire la vita di una comunità. Una dolorosa tradizione che si ripete rinnovandosi di anno in anno, piena zeppa di ragazzi che, quando Paolo ci lasciò, probabilmente non erano nemmeno un’idea. Eppure saranno tutti lì a piazza Gondar, ad onorarne il ricordo. Prima inquadrati in una veglia silenziosa e solenne, poi con il consueto “Presente!” urlato a squarciagola da un quadrato umano, vivo e fiero del proprio ragazzo.

Chi si approccia per le prime volte a questo tipo di rituale, chi passa e non capisce, chi sarà anche infastidito dai disagi della viabilità, si chiederà come mai dei ragazzi che 27 anni fa non erano nemmeno nati, siano lì a ricordarlo.

Semplice. Paolo era quello che siamo noi adesso. E tralasciamo per un attimo le sigle di partito, di movimento, di comunità. Perché tutti e nessuno possono accaparrarsi il diritto di ricordarlo.

Paolo era quello che noi quotidianamente siamo. Paolo aveva intrapreso una via, difficile sicuramente, ma mossa da vera passione, mossa da amore per la sua gente, per il suo quartiere. Quella battaglia per ridare alla cittadinanza del Trieste-Salario il parco di Villa Chigi allora lasciato a sé stesso, in balia del degrado e tana per i tossici della zona, per farne un luogo d’incontro per le persone, di gioco per i bambini, di spazio aperto per gli atleti. Di ridare uno spazio verde alla gente bloccata dal cemento dei palazzi.

E tutto questo non per tornaconto personale. Ma per amore. Per gratuità. Sentimenti che lo spinsero ad uscire in affissione da solo con una sua amica, per sensibilizzare la gente del suo quartiere. E che due ragazzi, spinti dal cieco odio politico, dal disprezzo della vita umana che gli faceva reputare naturale sprangare un altro ragazzo solo perché appartenente ad una sigla politica opposta alla loro, decisero di attaccarlo fisicamente. A morte.

Paolo subì dei colpi al cranio,e una volta rientrato a casa, cadde in coma. Trasportato in ospedale, dopo una settimana circa di agonia, spirò via.

Lo andarono a trovare al suo capezzale anche l’allora presidente della Repubblica, Pertini, e il sindaco di Roma, Vetere. Oltre ad una lettera di condoglianze ai familiari di Paolo scritta da Berlinguer. Nessuno mai si era spinto oltre questo punto durante gli “anni di piombo”.

Paolo era un esempio di militanza sana. Quella militanza che ci spinge a fare politica attiva, la politica per le piccole cose. Per la gente di quartiere, per gli universitari, per gli studenti.

Paolo è uno degli esempi che spingono tanti ragazzi a ricordarlo, anche a 27 anni dalla sua scomparsa.

Per questo la comunità si stringerà nella veglia, per questo la comunità rinnoverà la sua promessa d’impegno politico ed umano con quel “Presente!” urlato a squarciagola. Per amore. Per gratuità.

PRESENTE!!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Difficile spiegare le sensazioni che si provano lì in mezzo al "quadrato umano", se non le vivi, o le hai vissute, in prima persona.
Difficile descrivere l'orgoglio che si prova ad onorare un proprio ragazzo, mentre un'intera zona resta fissa e interrogata a guardarti.
Difficile descrivere le sensazioni che può darti quel boato, urlato a squarciagola nel silenzio più assoluto della piazza.
Difficile descrivere l'attenzione che dedichi al discorso, al rito tutto, tanto da farti dimenticare anche della pioggia che scende copiosa.

Chi c'era sa di che cosa si parla.

Per amore. Per gratuità. Per Paolo.

PRESENTE!!!


Cinghia