martedì 27 maggio 2008

Dalla ragione al torto.



Commento a caldo il mio, giudizio su un evento non vissuto, appreso dalla stampa nazionale.


Sapienza, Collettivi e e Forza Nuova, feriti, arresti, una storia di ordinaria intolleranza.


La revoca di un convegno sulle Foibe è un fatto che dovrebbe far pensare, sopratutto quando il luogo prescelto è un'università. Episodio di intolleranza, culturale e politica, anche se potrebbe spaventare alcuni la possibilità che con la storia si possano veicolare messaggi ideologici. Ma sin qua niente di male, è la realtà dei fatti, non è la prima volta che si portano avanti iniziative culturali politicamente sensibili. Spaventoso innalzare barricate come lo si fece, poco tempo fa, con l'opposizione barbara alla visita di un uomo di stato, di un grande filosofo, di un'uomo di fede quale il Papa. Evitare il confronto diviene il leitmotiv di una storia fatta di intolleranze, portate avanti più con mentalità "anti-qualsivogliacosa" gettando la spugna quanto si tratta di esporre civilmente le proprie contrarietà, e pretendendo dall'altra mano megafoni, tamburi ricorrendo a occupazioni selvagge e intimidatorie.


Ma vi è un passaggio successivo, che riguarda la reazione. Ed è stata ai miei occhi una reazione più vergognosa, comprensibile, ma non tollerabile, nè difendibile (salvo che vi sia un ulteriore chiarimento dei fatti).Giustizia fatta con le mani? Non mi piace, troppo facile. Noi lo potremmo dire meglio di altri, Azione Universitaria, nel bene e nel male, ha sempre dimostrato come portare avanti, anche in condizioni ostili, campagne di ogni sorta senza scadere nella violenza, evitando di disonorare la causa che si porta avanti. Io per ora mi dissocio ufficiosamente.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono completamente d'accordo...tante volte a Roma3 abbiamo avuto questi problemi.Un anno fa il rettore in persona ci negò una mostra sulle foibe dietro spinta di certe frange estreme...Avremmo potuto reagire allo stesso modo,il sangue al cervello era tanto...ma abbiamo reagito con l'arma che fa più male,quella alla quale l'ignoranza non sa dare risposta,la parola.Appassionata,forte,irreprensibile come solo una verità pura può esserlo.
Cosa dire?Continuiamo a fare la nostra splendida militanza,con il fervore ed il sudore di sempre.
Un'alleata.Elena GP.

Anonimo ha detto...

Perfettamente d'accordo con Marco. Bravo.

Fare in modo che venga annullato un convegno sulle foibe all'università è vergognoso.

Ma è altrettanto sbagliato reagire a queste provocazioni con la violenza rischiando di far degenerare il clima in maniera pesante.

Alla stupidità si risponde con i fatti concreti, non con la violenza.


Ale
Il Capo

Anonimo ha detto...

Nutro molte perplessità sull'accaduto. Innanzitutto, sulla dinamica dei fatti. I collettivi parlano di aggressione squadrista (e capirai..sempre la solita cantilena trita e ritrita, vecchia di 30' anni,in cui loro sono le povere vittime e i "fascisti" i soliti picchiatori), Forza Nuova parla di aggressione da parte dei collettivi.
Stando alla dinamica di fatti, mi sembra un pò improbabile che 5-6 forzanovisti abbiano attaccato una ventina di rossi. E'una mossa "suicida". Questa dinamica mi sembra abbastanza strana.
Ma, dinamiche a parte, è un episodio da condannare in tutto e per tutto. Sia che ad attaccare per primi siano stati i compagni, sia che siano stati i forzanovisti. In egual misura.

Perchè c'è gente deviata che sta facendo di tutto per seminare zizzania, e a cui magari non dispiacerebbe far piombare di nuovo l'Italia in un vortice di tragica violenza come è già stato negli anni'70. Una dimostrazione di ciò la conosciamo direttamente anche noi.
Ed è inaccettabile che si torni di 30 anni indietro.
Evidentemente tutta la scia di sangue che c'è stata in passato non ha insegnato un beneamato cazzo a molta gente, da una parte e dall'altra.

Comunque, a titolo esclusivamente personale, esprimo solidarietà ai militanti di Forza Nuova per quanto riguarda l'annullamento del convegno. Non credo sarebbero andati a fare propaganda. E ancora una volta l'odio cieco e il fanatismo di collettivi&co. ha tenuto per le palle chi dovrebbe "comandare e gestire" la situazione.



Don Michael

Anonimo ha detto...

D'accordo con marco in quanto bisogna innanzitutto analizzare e non tralasciare quella che è stata la causa di tutto ciò. L'accaduto di ieri e la vergognosa protesta contro l'intervento del Papa ci devono far riflettere sulla libertà di parola che tutti sono
bravi ad acclamare ma che alla luce dei fatti viene prontamente negata da "scenografiche occupazioni". La Sapienza è diventata ormai luogo di ostruzionismo verso tutte le iniziative che stanno strette ai collettivi.
Ciò nonostante, non condivido la reazione da parte dei militanti di Forza Nuova perchè la violenza non può essere considerata uno strumento per difendere la proprie ragioni. E' proprio così, infatti, che si passa, come ricorda Marco, "Dalla ragione al torto".

Paolo

Anonimo ha detto...

Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi di spada ferisce, di spada perisce... E tanti proverbi potrei infilare ancora per sintetizzare il mio discorso: i collettivi hanno avuto ciò che si meritano... Anzi, troppo poco! Ogni giorno siamo costretti a subire le loro angherie, le loro vessazioni... Finalmente qualcuno ha reagito... e lo ha fatto nel pieno rispetto della filosofia gentiliana (mettice 'na pezza mo).

alessandro caruso ha detto...

ricordiamoci che tutto è partito da un semplice convegno...se non ci fosse stata l'ottusità dei collettivi tutto questo non si sarebbe verificato!!! Non pieghiamoci alla propaganda superficiale e soprattutto strumentale dei cattivi maestri e delle fonti di disinformazione.
Le sinistre stanno scegliendo il modo peggiore per riscattare la sconfitta elettorale.

Anonimo ha detto...

Il tuo intervento è molto interessante ma credo che ti saresti dovuto maggiormente soffermare sul significato profondo dell’espressione “libertà di parola”. Con ciò si può intendere libertà totale di parola? Secondo me no, altrimenti si degrada nell’anarchia. Io credo che per l’Università, come per altre istituzioni di questo paese, il problema vero sia la mancanza o il mancato rispetto delle regole. Esiste una legge che impone ai presidi di concedere aule a chiunque ne faccia richiesta per qualsiasi tipo di riunione. Secondo me è una legge assurda perché non pone nessuna discriminante per l’assegnazione di aule pubbliche in una istituzione che concede inevitabilmente un certo prestigio culturale a chiunque possa essere legittimato a parlare al suo interno e che invece, al giorno d’oggi, garantisce una facoltà di controllo su ciò che viene detto dentro le sue mura di poco superiore allo speakers’ corner di Hyde Park. Credo che ad esempio un criterio selettivo basilare per parlare all’università, in qualsiasi sede, debba essere l’interesse scientifico dell’argomento e la perizia scientifica di chi dibatte. Ho letto su vari quotidiani che il convegno “incriminato” doveva essere una risposta ad un altro nel quale si negava l’esistenza delle foibe promosso da collettivi o roba del genere. In entrambi i casi, dunque, credo che l’interesse storico fosse molto limitato (e infatti non mi pare che in nessuno dei due fosse prevista la presenza di storici di professione) e molto maggiore la finalità politica o meglio ideologica. Ovvio che chi volesse parlarne in questi termini potrebbe farlo ma, a mio parere, non all’interno di un’ università dove una riflessione su una tragedia come quella delle foibe (come tutte le tragedie del ‘900) merita un interesse molto più professionale e secondo me avulso da qualsiasi strumentalizzazione politica.
mg

Anonimo ha detto...

La libertà di parola alla quale facevo riferimento non è sinonimo di anarchia perché non è assolutamente intesa come libertà totale, ma come una libertà comunque soggetta a vincoli. Se la manifestazione di tale diritto avviene nel pieno rispetto delle regole, in più con l'autorizzazione da parte di istituzioni come l'università, ritengo sia vergognoso che questa venga negata. Certo si può discutere sulla presenza di Fiore piuttosto che di storici di professione, ma la gravità del fatto rimane. La cosa che mi fa più rabbia è pensare che la Sapienza sia nelle mani dei collettivi, perché questo è emerso dai fatti recenti.

Paolo