lunedì 10 marzo 2008

Il fine giustifica i mezzi?


Le campagne elettorali ci hanno insegnato che i fatti possono essere visti in modi differenti. Occorre leggere tra le righe avvenimenti e commenti. Scrutare i volti per capire se effettivamente quello che ascoltiamo corrisponde al vero o risulterà una montatura per accaparrare una manciata di voti.

La campagna elettorale non è terra per moralisti o moralizzatori. Il rischio di essere smentiti a distanza di poche ore è troppo forte. Hanno scarso rilievo anche i giustizialisti, per info chiedere a Di Pietro sulla magra figura inscenata ad Annozero. La campagna elettorale è il non-luogo della politica. Dove conta più la forma che la sostanza. Dove il colpo di scena può farti avanzare nei sondaggi o fare bruschi salti all'indietro.

Al Cav, tutto questo, è chiaro ed evidente da anni. Ecco perchè sabato ha deciso di dare spazio a quell'atto così oltraggioso ed irriverente. Silvio è un populista, e sa bene che fino a quando gli altri (i suoi avversari) parleranno di lui, ne trarrà un vantaggio cospicuo. In questo scorcio di campagna elettorale, Veltroni ha cercato di rubare la scena, con toni morbidi e speranzosi. Occorreva un gesto dal forte impatto mediatico per rompere il torpore.

Il problema che si crea a questo punto non nasce dal significato di ciò che il Berlusca ha fatto. Ma da tutto quelloche c'è dietro. L'enigma è lo stesso da anni. Il fine giustifica i mezzi? Quanti di noi ritengono opportuno strappare il programma degli avversari per guadagnare seggi e senatori? Quanti al contrario concedono l'onore delle armi a chi, in estrema difficoltà, cerca con il nuovismo di raccontare un'ulteriore balla agli elettori?

Avrei preferito una delle solite barzellette.

2 commenti:

Presidente Marnox ha detto...

L'interrogativo da voi posto sulla valenza dei colpi di scenza da campagna elettorale e' molto serio.
Dove sta andando la nazione e come procede il senso critico degli italiani? L'opinione pubblica e' definitivamente appiattita sui messaggi di forte impatto mediatico, in stile televisivo? Da un lato potremmo rimpiangere un vecchio modo di fare politica, certamente improntato ad uno stile e una cultura diversi. Poi dobbiamo pensare che quei grandi politici della prima Repubblica hanno in gran parte abusato delle loro arti intellettuali e delle loro capicita' di governare la societa'. Ad uno stile pacato, elegante, ricco di contenuti e spessore intellettuale, corrispondeva sempre una gestione cieca e clientelare del potere, davvero poco rivolta al futuro delle nuove generazioni. Basti pensare alle lodi verso statisti come Craxi, che ancora fioccano in certi ambienti! Vogliamo ritenere che l'incredibile ascesa del debito pubblico degli ultimi vent'anni sia cosa da niente? Governanti che non sanno farsi i conti, che non partono dalle amare necessita' del bilancio statale prima di prendere in giro il popolo, non lasceranno mai il segno nella storia patria. Non voglio essere pessimista, pur essendo schierato nettamente con chi, come Berlusconi, nel bene e nel male ha saputo creare un mondo imprenditoriale intorno a se', lavorando sodo e spremendo le meningi. Ma ho una pessima sensazione sui metodi che i partiti stanno utilizzando per gestire il potere. La comunita' sottostante comincia ad essere privata dei piu' elementari diritti di partecipazione, a partire da un sistema elettorale realmente decratico prima che bipolare. Per educazione e convinzione sono dell'avviso che e' preferibile combattere per affermare le idee che si ritengono essere davvero giuste, e perdere con l'onore delle armi ma rimanendo sempre coerenti e fedeli al mandato elettorale. La frase di Montanelli che avete messo in prima pagina e' davvero riassuntiva di uno stile di vita assolutamente ignorato dalla gran parte degli uomini politici attuali. Cosa rischiamo, allora? Non penso dittature o regimi antidemocratici. Oggi nessuno ha il coraggio di stimolare animi estremistici e soluzioni di governo emergenziale; anche perche' nessuno ha dietro le spalle una cultura, un modo di agire che possa sospingerlo ad affrontare rischi di ogni genere. Rischiamo sicuramente di regredire economicamente, di perdere quelle prerogative di Stato ricco di storia, arte e cultura, di rimanere dietro Spagna e Romania, di far crescere poteri occulti e dannosi come le mafie.
L'utilita' di Berlusconi e' stata e sara' quella di bloccare i poteri connessi alla sinistra, antipatriottica per genesi e formazione, ma sotto di lui dobbiamo augurarci che fiorisca una classe politica e dirigenziale matura e un tantino piu' responsabile.

Anonimo ha detto...

Io credo che alla gente piaccia lo spettacolo e di sicuro in una nazione come l’Italia con le sue particolarità storiche non può e non potrà esistere una campagna elettorale dai toni pacati , serve l’arena , ed il Cav. ha dimostrato più di una volta di sapersi conquistare il popolo a panem et circense, lo spettacolo fa parte della sua dialettica politica così come le sue promesse di salvare le tasche degli italiani .
In genere io non amo il linguaggio politicamente corretto , ma mi chiedo se è questo che voglio per il mio popolo ; una politica spettacolarizzata e dai toni forti che punta a stupire invece che a differenziare , che non propone cambiamenti veri , ma che sotto le mentite spoglie del bipolarismo (o del bipartitismo – non l’ho ancora capito) cerca di mantenere in vita lo status quo del sistema politico ( conservare la CASTA).
Il problema non è di strappare il programma degli avversari , ma rimane nel fare uno sforzo di onestà intellettuale e chiederci se non sia necessario strappare anche il nostro di programma , e se il raccontare balle agli italiani non sia un difetto solo di chi è in difficoltà , e soprattutto se ad essere in difficoltà sia solo il PD, la sinistra o l’intera politica .