lunedì 19 marzo 2012

A titolo comunitario

Chissà se basterà mettersi sotto al braccio per una settimana, un mese o un ora Dante e la sua Divina Commedia per redimersi dalla deflagrazione dei comunicati stampa degli ultimi giorni. Chissà se le nuove frontiere della modernità preferiscono il linguaggio di una partita cantata a colpi di personalismi in rima baciata allo schema incatenato e molto rivoluzionario delle cantiche. Chissà se sotto il segno dell’arte più che dell’identità nazionale si riuscirà a trovare una quadratura tra il regno delle due Sicilie e quello di Sardegna, tra i nuovi guelfi e i ghibellini, al grido “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello!”.

Perché se è vero che le agenzie di rating si ostinano a defenestrare banche e governi, titoli di stato e enti comunali sulla base della rissosità e della poca trasparenza, senza che questi possano darne una controprova utile a sbugiardare con la stessa tempra gli interessi della grande finanza, la pletorica spaccatura che si è consumata sulle righe fredde e tecnologicamente avanzate dell’Ansa o dell’Adn richiamerebbero tutti, militanti, simpatizzanti e amici di amici, ad un senso di responsabilità e di attaccamento che non può considerarsi in soffitta di fronte allo spauracchio di un congresso. A maggior ragione se i protagonisti di queste nuove fronde che guidano la Giovane Italia sono da considerarsi figure indicate da una CRN, cabina di regia nazionale, che attentamente ha valutato i percorsi, la storia, i talenti e promiscuamente diviso tra federazioni e coordinamenti.
Per le strade di Roma, e non solo, al fianco di un’idea di Europa che continuiamo a condividere, si aggirava un fantasma che già nella tarda mattinata di martedì ha svelato il suo mantello. E’ uscito fuori dal guscio il Metodo che si differenzia dal Merito per via della forma che porta ad assumere alla realtà.
E poi gli obiettivi verso i quali guidare un movimento che si affaccia sotto il sole per essere il nuovo che avanza, custode di una tradizione che si rinnova, figlio di una storia che trova nelle sue Comunità non la sublimazione di un sacrificio quanto lo strumento tanginbile per indicare la strada alle nuove generazioni.

Viene da chiedersi, senza troppi anatemi, se un movimento d’opinione può permettersi di mettere alla berlina se stesso, se la comunione di un progetto iniziale può tollerare e per quanto la stregua dei personalismi e l’accanimento terapeutico dei vizi da prima repubblica. Se dietro uno striscione non ci fossero anche le immagini di coloro i quali sono rimasti a casa, per scelta o meno. Se il voto all’eroismo di alcuni non derivi dal muro che si sono costruiti intorno. Se può esistere un movimento senza la sua base, se ciò che da linfa nasca dalla difesa cieca dei propri percorsi, delle proprie storie e figure di riferimento. Quale significato abbiano le parole rispetto, stelle, coraggio, e se mai possano essere interscambiabili con strappo, titoli di giornale, prevaricazione. Se un movimento che intende parlare non al più variegato universo del centrodestra italiano, ma all’Europa, può permettersi di ignorare John Nash e sposare senza indugi, oggi più che mai chiamati ad una nuova solidarietà intergenerazionale, Adam Smith.

http://www.youtube.com/watch?v=xTeQxLfloJ8

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