giovedì 11 novembre 2010

11-11 "dormi dolce come sei.."


11 Novembre. 2007 come 2010.
Sono passati 3 anni, da quel nefasto giorno in cui un'infame pallottola sparata da 70 metri di distanza interruppe i sogni, le speranze, la vita di un ragazzo. Ragazzo, senza aggiungere necessariamente delle etichette, come si è invece soliti fare.

Gabriele era in viaggio con i suoi amici per seguire la sua squadra in trasferta a Milano, quando un colpo di pistola lo colpisce al collo. Sangue, sogni infranti, vita spezzata.
Non c'è da aggiungere molto. Le dinamiche ce le ricordiamo tutti, come anche le sentenze finora emesse nei confronti del suo carnefice. Da far impallidire di rabbia un'intera nazione.
E a distanza di tre anni, in un'Italia troppo spesso dalla memoria corta, c'è chi ancora lo ricorda, con vigore. Fieramente. Anzi, forse spesso scadendo in degenerazioni.
Come chi nel ricordarlo ne associa subito un coro, uno slogan, un atteggiamento ostile nei confronti delle "guardie". Non ne si onora certo la memoria se a "Gabbo" gli si lega un sentimento d'odio e vendetta. Non di giustizia. Di vendetta.

Gabriele invece era amore. Un ragazzo che, dopo aver lavorato tutta la notte, decide di partire per seguire la sua squadra è mosso da amore, da passione vera.
Non da odio. E' mosso da un amore strano, quale quello per una squadra di calcio, ma unico nel suo genere. Con tutte le contraddizioni, ma comunque un amore.

La sua famiglia è amore. Verso il proprio figlio. Verso le tante persone che quotidianamente lo onorano con un coro, una preghiera, un fiore, un sorriso. Verso tutti quei ragazzi mossi da senso di giustizia. Che ne testimoniano lo stesso tipo di amore.
E'nell'atteggiamento dignitoso del saper andare avanti. Attorniata da tanta gente che non li ha lasciati soli nel proprio dolore.

Perciò,non abusiamo di Gabriele. Non può diventare un pretesto per insultare le forze dell'ordine. Non può diventare la giustificazione alle proprie frustrazioni, a pensieri deviati, ad avvenimenti totalmente diversi da questo.
Associargli slogan contro le forze dell'ordine diventa fuori luogo, nonchè anche stucchevole.
E' sacrosanto chiedere a gran voce giustizia, ma anche giusto lasciar riposare in pace Gabriele senza farlo diventare come un eroe da vendicare.
Nella sua semplicità di ragazzo.

GABRIELE VIVE, E ASPETTA GIUSTIZIA!

2 commenti:

Massimè! ha detto...

Gabriele VIVE!

Unknown ha detto...

Quell'anno lo ricordo in maniera(come tutti)triste e scocciata!
Come può morire un ragazzo perché tifa una squadra diversa della tua,oltretutto in maniera meschina e bastarda;con un proiettile...quanta miseria!
Lo sport è un punto di ritrovo anche di squadre diverse per cambiare idee diverse -non deve essere usato come mezzo di distruzione per il prossimo.
Arte e poesia