mercoledì 3 dicembre 2008

Il domani è già iniziato

Il futuro, per un ragazzo degli anni '80, è qualcosa di molto vicino ad una vitamina. Un antidoto. Il futuro viene spesso richiamato come un'immagine salvifica, ed effettivamente in parte riesce ad alleviare le pene di un presente che non soddisfa mai abbastanza e ad alimentare la speranza di una Italia nuova. Troppi i punti interrogativi, dal precariato/flessibilità alla deriva valoriale, dalla gerontocrazia agli albi professionali.

Il futuro nell'immaginario collettivo fa rima con università. Un passaggio, forse fondamentale, per rispondere completamente alle curiosità di chi si affaccia alla vita adulta, contemporaneamente un ascensore sociale che negli anni, pur perdendo parte della sua forza, mantiene intatto il suo fascino.

Eppure l'egemonia di una parte politica, i privilegi degli ex sessantottini e una politica clientelare, quando non parentale, hanno costituito e tuttora rappresentano un serio pericolo per quella che dovrebbe essere una delle poche garanzie di una nazione. Agli altri, ai non allineati, agli amanti del dubbio, ai figli ribelli rimaneva quella guerra intra mentis che fortifica, matura, ma giorno per giorno isola.

Le elezioni 2008 de La Sapienza si caricano sulle spalle questi significati e aprono le porte alla nascita di un progetto: "il modello Sapienza". La vittoria eclatante di Azione Universitaria è la naturale risposta ad un principio assoluto, che negli anni ha illuminato e guidato i nostri sacrifici. Quante volte ci siamo detti che il lavoro sul campo avrebbe pagato, quante volte le rinunce avevano come naturale obiettivo queste elezioni, quante volte non ci siamo abbandonati ai facili sollazzi? Ad oggi possiamo sostenere senza indugi che la volontà guida le menti, che l'andare da soli, sebbene fosse un rischio, ha reso ancora più dolce il risultato ottenuto.

Negli anni gli universitari hanno annusato i nostri banchetti, li hanno visti, osservati, hanno ascoltato ciò che proponevamo, qualcuno ha sorriso, altri hanno storto il naso: di certo negli anni ci siamo guadagnati il loro rispetto. E se qualcuno, vedendoci nell'atrio della sua facoltà, si è fatto qualche domanda, bhè a quel qualcuno sono state date risposte. Abbiamo fatto comprendere che non siamo la generazione di "Amici", che siamo lungimiranti e crediamo in un Italia diversa, che vogliamo l'Europa dei popoli, che l'università non funziona senza gli studenti, senza didattica o con le aule okkupate. Abbiamo semplicemente spiegato loro che ci stavamo andando a prendere il futuro.

La coerenza non ha mai fatto difetto. I messaggi e i volantini sempre ragionati. I manifesti goliardici. I caffè tanti. Le chiacchiere a zero. E se arrivavano telefonate minatorie: la risposta nasceva dalla sicurezza e dal convincimento di ciò che si andava a fare. Mai un compromesso oltre l'auspicato quieto vivere, mai un compromesso per vincere queste elezioni. Fedeli a quella frase di Indro Montanelli che qualche tempo fa campeggiava su ArcadiaRoma: "L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio".

Abbiamo vinto contro tutto e contro tutti un cda e un senato accademico che fino a qualche tempo fa lasciavano pensare all'impresa. Abbiamo raccolto la fiducia e il gradimento di circa 800 studenti. Altri 250 hanno ritenuto opportuno indicare, così come secondo i regolamenti italiani, esclusivamente il nome. Semplicemente con un ideale a riscaldare il cuore e con un progetto. Rendere La Sapienza un'università migliore.

3 commenti:

M@rco C. ha detto...

"stavamo andando a prendere il futuro". Niente di più chiaro, niente di più nobile. Fabio sa quando e come parlare...in questa frase è riuscito a racchiudere il significato più profondo di anni di dedizione, sacrifici, delusioni, illusioni, successi, amori, odi, ambizioni e frustrazioni, rancori, affetti, parole, grida, risate, consigli, amicizia, idee. Il fatto che questo presente sia quello che in precedenza consideravamo il nostro futuro ci rincuora. Ci rincuora perché è andata come volevamo, perché raggiungere il nostro futuro è possibile. Il domani di ieri è presente, un fruttuoso presente. Fruttuoso perché alla fine la paterna massima "Il lavoro paga" non è una cazzata..
Ora pensiamo ad un altro domani, forse anche quel domani sarà nostro.

Ad maiora

Mannish ha detto...

Meravigliose parole quelle di Fabio, mi sono quasi commosso (vabè..più o meno).
Io tempo fa dissi (se non erro proprio a Marco): "Se il domani appartiene a noi...almeno andiamocelo a prendere".
Abbiamo appena cominciato...

"A volte sorridi, a volte è più dura...questo è il momento: UNITI FACCIAMO PAURA!"

Anonimo ha detto...

dico solo questo per ora...
fabio sei un grande.

Ale
Il Capo