«Nel giorno in cui nell’Aula di Montecitorio si discute il ddl Gelmini di riforma dell’università e le strade romane sono invase da un manipolo ideologizzato di studenti, Azione Universitaria ha ribadito con un blitz nel più grande ateneo romano e italiano, l’Università La Sapienza, la necessità di approvare quanto prima una riforma indispensabile per il futuro del nostro Paese. Calando degli striscioni dalle facoltà dell’ateneo, abbiamo voluto dare voce alla maggioranza degli studenti che vuole realmente il cambiamento, per una università meritocratica ed efficiente».
Così in una nota congiunta il presidente di Azione Universitaria “La Sapienza”, Cristian Alicata e il rappresentante degli studenti nel CdA dell’ateneo capitolino, Giuseppe Romano.
«Il provvedimento che porta la firma del Ministro Gelmini – proseguono gli universitari di centrodestra – punta a riformare in maniera sostanziale il mondo accademico, all’insegna di un valore che noi sosteniamo da tempo: meritocrazia. Troviamo inoltre assurdo e del tutto contrario agli interessi della comunità studentesca, il sostegno offerto da molti docenti dell’ateneo alla mobilitazione di questi giorni con la sospensione della didattica sancita in molte facoltà dell’Università La Sapienza: un comportamento irresponsabile che viola il sacrosanto diritto allo studio degli iscritti all’ateneo. In questo senso, chiederemo al Magnifico Rettore Luigi Frati un intervento tempestivo, per ristabilire il normale proseguimento dell’attività didattica».
Ieri Andrès è arrivato a Pisa alle 16.45. Ha 23 anni, destinazione Firenze, programma Erasmus appena sottoscritto. Sogni e aspettative a riscaldare il cuore, con la speranza di perfezionarsi nella città che ha imparato ad amare dai libri di storia dell’arte. Madrid rimarrà distante qualche ora per i prossimi sei mesi, Andrès ha scelto di vivere nella culla del Rinascimento italiano, prima di fregiarsi del titolo di architetto. E magari esercitare la sua professione in Italia.
Un architetto di Paesi che non hanno l'abilitazione professionale, come la Spagna, possono esercitare in Italia solo con la laurea, mentre un italiano deve avere superato l'esame di Stato.
Ad accoglierlo alla stazione di Pisa Centrale un manipolo di facinorosi, megafono alla mano, cartelli in bella vista, cani scorrazzanti, si mobilita per bloccare i treni. Urla, schiamazzi, cori da stadio, impediscono ad Andrès di procedere con l’acquisto del biglietto Pisa-Firenze. Il suo italiano paellato impedisce una comunicazione efficace con l’impiegato alla biglietteria. Si parte più tardi, quando le stelle saranno alte, e l’Inter e il Barcellona metteranno da parte la ribellione dei baroni.
Per James invece questa mattina appuntamento alle ore 11.30 a Valle Giulia. Solito percorso: bus 117 a San Giovanni con largo anticipo, alle 10.30, fino a piazza del Popolo. Tempo di percorrenza previsto: 15 minuti; tempo di percorrenza reale: 1h 15 minuti. L’Italia bloccata e boicottata imprigiona il Colosseo, e anche uno studente di Giurisprudenza, di origini inglesi ma da anni residente in Italia, si scontra non solo con la burocrazia delle università, ma con un Paese che si ferma in ragione di istanze politiche di parte, con le ragioni dei no sempre e comunque in virtù di un colore diverso dal proprio.
Didier ha invece vinto una borsa di studio all’Accademia di Francia di Villa Medici. Sul suo curriculum ci sono virgolettati prestigiosi, si enumerano titoli ambiti e si legge di una laurea umanistica col massimo dei voti, anzitempo rispetto all’iter previsto per la Sorbona di Parigi. Un professore di lingua e letteratura francese sulla lettera di referenza dice: “Non si deve giudicare il merito di un uomo dalle sue grandi qualità, ma dall'uso che sa farne”. E’ in Italia dallo scorso settembre, il governo francese gli ha chiesto di mettere il suo talento a disposizione della rinascita del cinema francese. Scriverà storie, narrerà di eroi moderni attanagliati dalla morsa della precarietà e dall’abbraccio infernale di facebook. Da questi scritti forse ne nasceranno dei film, sicuramente ne seguirà un esempio di fiducia nelle potenzialità rivoluzionarie dei giovani. Didier questa mattina era su via dei Fori Imperiali assorto, aspettando che la sua sensibilità si indignasse rispetto allo scempio che si stava compiendo ai danni del Colosseo. Che si indignasse di fronte alla prevaricazione dell’interesse di pochi ai danni della maggioranza, che urlasse il proprio disappunto rispetto alla protervia di una protesta arrogante nei modi quanto nel rispetto della sovranità popolare. E allora scriverà: “Un talento mediocre con una costituzione morale un po' fiacca, è il suolo che produce i più brillanti esemplari di scrittori di saggi premiati, e di epigrammi greci. Non bisognerebbe dimenticare che il più ambiguo figuro tra i nostri uomini politici moderni fu lo studente che più ebbe successo a Eton”.
11 Novembre. 2007 come 2010. Sono passati 3 anni, da quel nefasto giorno in cui un'infame pallottola sparata da 70 metri di distanza interruppe i sogni, le speranze, la vita di un ragazzo. Ragazzo, senza aggiungere necessariamente delle etichette, come si è invece soliti fare.
Gabriele era in viaggio con i suoi amici per seguire la sua squadra in trasferta a Milano, quando un colpo di pistola lo colpisce al collo. Sangue, sogni infranti, vita spezzata. Non c'è da aggiungere molto. Le dinamiche ce le ricordiamo tutti, come anche le sentenze finora emesse nei confronti del suo carnefice. Da far impallidire di rabbia un'intera nazione. E a distanza di tre anni, in un'Italia troppo spesso dalla memoria corta, c'è chi ancora lo ricorda, con vigore. Fieramente. Anzi, forse spesso scadendo in degenerazioni. Come chi nel ricordarlo ne associa subito un coro, uno slogan, un atteggiamento ostile nei confronti delle "guardie". Non ne si onora certo la memoria se a "Gabbo" gli si lega un sentimento d'odio e vendetta. Non di giustizia. Di vendetta.
Gabriele invece era amore. Un ragazzo che, dopo aver lavorato tutta la notte, decide di partire per seguire la sua squadra è mosso da amore, da passione vera. Non da odio. E' mosso da un amore strano, quale quello per una squadra di calcio, ma unico nel suo genere. Con tutte le contraddizioni, ma comunque un amore.
La sua famiglia è amore. Verso il proprio figlio. Verso le tante persone che quotidianamente lo onorano con un coro, una preghiera, un fiore, un sorriso. Verso tutti quei ragazzi mossi da senso di giustizia. Che ne testimoniano lo stesso tipo di amore. E'nell'atteggiamento dignitoso del saper andare avanti. Attorniata da tanta gente che non li ha lasciati soli nel proprio dolore.
Perciò,non abusiamo di Gabriele. Non può diventare un pretesto per insultare le forze dell'ordine. Non può diventare la giustificazione alle proprie frustrazioni, a pensieri deviati, ad avvenimenti totalmente diversi da questo. Associargli slogan contro le forze dell'ordine diventa fuori luogo, nonchè anche stucchevole. E' sacrosanto chiedere a gran voce giustizia, ma anche giusto lasciar riposare in pace Gabriele senza farlo diventare come un eroe da vendicare. Nella sua semplicità di ragazzo.