Un esperimento perché abbiamo tentato di superare l’idea di un convegno, di una tavola rotonda, rinchiusa tra quattro mura dedicate solo a quello, destrutturandola. Ipotizzandola in un ambiente caotico, dinamico, di passaggio, facile alle distrazioni, alla bisboccia.
Una sfida, invece, perché abbiamo osato sfidare l’indifferenza - o quantomeno la diffidenza- , la disattenzione. Anche il qualunquismo, perché no.
Propri di quell’ambiente di passaggio che può essere un atrio enorme di una facoltà enorme. In cui tutto può essere lecito, tranne fermarsi a riflettere su qualcosa che vada al di là del proprio naso. Ecco lo schiaffo di sfida che abbiamo lanciato ai giovani studenti. E “voci di corridoio” è stato il nostro guanto.
Ed è stato uno schiaffo forte, sentito. Al quale gli studenti certo hanno risposto.
L’argomento trattato non era certo semplice. Il conflitto israelo-palestinese. I momenti di terrore vissuti a Gaza non più di un mese fa. Ma anche il riconoscimento come “Paese osservatore” dell’Onu alla Palestina- di fatto un riconoscimento dello status di Stato.
Lo scenario è stato quello di una serie di sedie disposte a mo’ di agorà in miniatura, nell’ampio nulla di un atrio, tra una bacheca con gli annunci di una stanza in affitto, i corsi di recupero ed improbabili cineforum. Gli sguardi curiosi degli studenti che andavano a lezione, e quelli più scettici di chi aveva qualche momento libero per prendersi un caffè o fumare una sigaretta. I manifesti parlavano di “Good morning Palestina”. Di solito queste cose si fanno nelle aule più piccole.
Eppure, giusto il tempo per far arrivare i relatori, e le sedie si sono riempite. E tante erano anche le persone in piedi. Gli sguardi più scettici si sono d’un tratto fatti curiosi.
Richiamati anche dalla voce rotta dall’emozione di Gabriella, che rimbombava timida nell’atrio anche grazie ad un mini-amplificatore.
La prima uscita di “Voci di Corridoio” è partita con un iniziale punto di vista comunitario sulla situazione palestinese affidato alle parole di Marco Cossu, per lasciare poi spazio al focus sul voto favorevole all’Onu da parte dell’Italia in merito al riconoscimento della Palestina come ‘Stato osservatore’, su ciò che ne è comportato in ambito di relazioni internazionali, e più in generale sulle analisi geopolitiche di questa storica tappa della storia delle relazioni internazionali con il dott. Ansalone, che ha insistito perché gli fosse rivolto del ‘tu’, in barba a qualsiasi formalità convegnistica. E poi siamo tra ragazzi.
Successivamente, si è passati al conflitto visto con gli occhi degli americani (ebrei e non), studiati e vissuti da Ernesto Di Giovanni direttamente negli States durante la campagna elettorale per le recenti presidenziali.
Infine, con le parole del prof.Marconi, ci si è avventurati nell’analisi del conflitto da un punto di vista storico, facendo risalire le basi del problema al XIX secolo, con Marx ed Herzl, che in maniera differente inventarono il sionismo, passando alle emigrazioni in Terra Santa, allo zampino britannico, fino agli attuali “check-point volanti” presenti sul territorio israeliano.
E la nota senz’altro più bella è stata l’ampia partecipazione dei ragazzi attirati da questo insolito convegno, che tra una lezione ed un’altra, tra un caffè ed una chiacchiera, si sono lasciati incuriosire da questo argomento insolito per la location, fermandosi ad ascoltare con attenzione e partecipando attivamente alla discussione, pur partendo da punti di vista a volte diversi, siano essi politici, etnici o morali. Un ragazzo palestinese, ad esempio, ci ha parlato di come la sua gente vive il conflitto, delle peripezie affrontate dalla sua famiglia, dai suoi conoscenti, con voce rabbiosa e appassionata di chi non ha altro che la disperazione per affermare un diritto.
Punti di vista che hanno arricchito di contenuti particolari un convegno già di per se atipico. Punti di vista che hanno contribuito a fermare l’attenzione di ragazzi delle nuove generazioni -spesso additate di superficialità e qualunquismo, a volte anche a torto - su argomenti più elevati rispetto ad una serata in discoteca piuttosto che sull’ultima hit del cantante in voga adesso su mtv.
Ci eravamo ripromessi che “Good morning Palestina” sarebbe stato il primo evento del ciclo “Voci di corridoio”. Gli sguardi vispi e attenti dei presenti ci hanno convinto a metterci già al lavoro per il prossimo appuntamento. Abbiamo sempre avuto questo viziaccio di coltivare le idee, per armare le anime. Quegli sguardi ci hanno fatto capire che non abbiamo torto.
We’ll be coming. Soon.